mercoledì 5 settembre 2012

ASILO E ASILO NIDO SI/NO/BOH ?


LO MANDO ALL'ASILO?
Molti, anzi la maggior parte, di bambini che entra “in comunità” (asilo nido fino a 3 anni e scuola materna da 3 a 6 anni), soprattutto nei primi anni di vita,  si ammala con una frequenza nettamente superiore a quella dei bambini che non frequentano l’asilo. Febbre, tosse, otiti, naso attappato o che cola, vomito e diarrea talora si susseguono a ritmi incalzanti. Alcuni bambini stanno più a casa di quanto riescano a frequentare con disperazione e sconcerto dei genitori, dei nonni e dei familiari.
Ma a questo punto viene da chiedersi se valga la pena o meno di insistere a mandarlo all’asilo. Ci si rivolge al pediatra chiedendo l’impossibile: cure miracolose per aumentargli gli anticorpi, per farlo tornare a mangiare come prima, per dargli qualche terapia per farlo respirare di notte, quando fa dei rumori a tipo vecchio motore diesel, e si sveglia in continuazione perché non riesce a respirare. (TORNEREMO SU QUESTO TEMA)
I nonni incalzano: non lo mandare all’asilo, tenetelo a casa. Però … a lavorare bisogna andare, i nonni raramente sono disponibili in quanto a volte sono ancora giovani ed hanno la loro attività, altre volte hanno una certa età e tenere un bambino nei primi anni di vita richiede una forza ed una energia che neanche molti giovani hanno ed una pazienza che pochi nonni al giorno d’oggi possiedono.
Dobbiamo comunque fare una distinzione tra asilo nido (0-3 anni) e scuola materna (3-6 anni). Molti pediatri non sono favorevoli all’asilo nido in quanto, oltre ad ammalarsi più frequentemente, il bambino ha maggior bisogno della famiglia, e della madre in particolare. Il nido rappresenta comunque l’unica possibile soluzione nella famiglie in cui manca l’”appoggio” dei nonni ed in cui entrambi i genitori lavorano. D’altronde con i mutamenti della società, l’incremento del lavoro materno, la costituzione di famiglie nucleari     carenti di reti di supporto da parte degli altri parenti, e dei nonni in particolare, è cresciuta l’esigenza di strutture cui affidare, nelle giornate lavorative, i bambini della fascia di età 0-3 anni.
Gli Asili Nido hanno risposto a tale esigenza dagli anni ’70 in poi. Inizialmente l’attenzione era rivolta soprattutto a problematiche di alimentazione, sonno, igiene, dagli anni’80 la qualità dell’offerta si è gradualmente modificata: ci si è rivolti, in aggiunta alle cure primarie, anche al versante psico-socio-educativo.
L’approccio dei genitori all’Asilo Nido è ancora, inizialmente, legato al bisogno di accudimento del figlio per le ore corrispondenti  al proprio impegno lavorativo.
La quotidiana frequenza della struttura favorisce anche la nascita di legami amicali fra i genitori, accomunati da medesime esigenze ed obiettivi. Tale evento può sopperire a momenti di bisogno e permette l’instaurarsi di una concreta solidarietà.
Purtroppo il numero di asili nido comunali copre le fasce meno abbienti della popolazione e la maggior parte delle famiglie si deve rivolgere a strutture private che, globalmente, offrono buoni servizi e buone professionalità.
 Per quanto riguarda la scuola materna esiste una uniformità di parere sui benefici anche se dobbiamo fare qualche considerazione negativa per quanto riguarda gli orari a volte troppo lunghi le classi spesso troppo numerose e, piccolo ma importante particolare, l’eccesso di temperatura degli ambienti nel periodo invernale che tanto facilita i piccoli malanni del piccolo.
Benefici: i bambini acquisiscono sempre nuove conoscenze, imparano a socializzare, a seguire delle regole, a condividere le norme di vita e a vivere l’importanza del tempo, a conoscere cioè quando è il tempo di giocare, quando è quello di lavorare e quando è quello di soddisfare i propri bisogni primari. Imparano, come anche all’asilo nido, a stare con gli altri, cioè con persone diverse dal nucleo protettivo della famiglia, imparano a rapportarsi con più persone diverse, maestre, bidelle, altri genitori. A casa il bambino ha sempre una persona disposta ad occuparsi di lui mentre all’asilo c’è qualcuno che il bambino deve “condividere” con gli altri non solo per le attenzioni ma anche per gli affetti. Alla scuola materna il bambino inizia ad imparare quelle che saranno le materie di studio nelle scuole elementari.
Certo che il ritmo della vita moderna ha cambiato le abitudini delle famiglie. Si corre sempre di più, si ha poco tempo per gli altri e per noi stessi, si cerca di supplire a carenze di rapporti umani con spese voluttuarie (eccessi di giochi e di spese per vacanze) e con tante attività: bambini che fanno più sport, bilinguismo, corsi di musica ecc. e che nei giorni festivi vengono scorrazzati nei supermercati, nelle “multisale” affumicate o vengono svegliati all’alba per fare gite passando ore in macchina e ritrovandosi alla sera senza essere riusciti a scambiare due parole. Cari genitori provate a rallentare il ritmo per voi stessi e, se non lo volete fare per voi, fatelo per i vostri figli. Hanno bisogno di voi, della vostra compagnia, delle vostre parole, delle vostre coccole ma anche delle vostre sgridate, hanno bisogno di affetto e di comprensione, di coerenza e di regole. Non correte con loro in passeggiate, corse, bici, piscine ecc. o, almeno non fate solo questo. Fermatevi con loro, guardateli, comunicate con il vostro corpo, gli occhi, le mani. Specchiatevi negli occhi dei vostri figli. Parlate, leggete a loro le favole come i nonni facevano una volta. Il bambino non ha bisogno di tante favole, di tanti libri, televisioni, computer, play station. Ha bisogno di voi, di giocare, di comunicare di sentire delle storie, ha bisogno che gli leggiate le favole o anche che guardiate con lui televisione e le videocassette.
Per chi volesse maggiori informazioni sui rapporti famiglia bambini vi consigliamo di leggere sul sito www.apel-pediatri.it “nati per leggere” E LEGGERE PER CRESCERE  e di fare un salto nelle biblioteche comunali

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