venerdì 8 febbraio 2013

Coppie gay e adozione. Omofobia

Cari Genitori
Sul forum di discussione dei pediatri si sta discutendo della adozione di figli da parte di coppie omosessuali. Il tema rivela alcuni preconcetti, per non dire pregiudizi e atteggiamenti di omofobia.
I temi sessuali e sul sesso hanno alla base affettività e sentimento e sono complessi. Fino al 1974 l'omosessualità rientrava tra le malattie e ancora oggi esiste una ignoranza sul tema ma è una realtà che non possiamo ignorare e è veramente avvilente vedere ghettizzata.
A OGNUNO DI NOI può capitare di avere in casa o tra gli amici degli omosessuali. Cambia qualcosa a livello di amicizia e di amore?
Avere un figlio omosessuale? Può succedere..non è più vostro figlio? Vedete questo sito di Genitori con figli omosessuali www.agedo.org.
Omosessualità e figli, omosessualità e genitorialità, omosessualità latente, intersessualità. Esistono e vanno conosciute. E rispettate.
Per la discussione ho interpellato un amico, Roberto Todella, Presidente del CIRS: Centro Interdisciplinare per la Ricerca e Formazione in Sessuologia. Riporto spunti di meditazione per tutti e riflettiamo prima di dare parerei, opinioni o partire lanncia in resta  pensando che le cose sono bianche o nere.
Siamo tutti coinvolti direttamente o indirettamente. Cerchiamo di evitare di far soffrire con atteggiamenti assolutistici

Alberto Ferrando


Caro Alberto, questo è il mio contributo al dibattito sulle adozioni, un tema che sarà bene affrontare in un incontro e non per mail. Giralo tu a tutti gli indirizzi degli interessati. A presto. Ciao Roberto


L’amico e collega Ferrando mi ha fatto partecipe di questo interessante scambio di opinioni e volentieri ne prendo parte. Il tema è alquanto delicato e complesso e va ben oltre il parere sull’adozione delle coppie omosessuali, come le mail che ho letto dimostrano.
Con l’Ordine abbiamo fatto diversi incontri (ed ora mi sembra ancora più opportuno programmarne ulteriori) sui temi dell’identità di genere e sull’orientamento sessuale. Credo che sia quella la sede, un incontro dedicato, per ascoltare i pareri e confrontarci, le mail sono troppo limitate.
Il vero problema è la poca conoscenza, anche da parte del mondo scientifico, dell’argomento “identità sessuale” nelle sue (diverse) componenti per cui, a fronte di una derubricazione dell’omosessualità nel 1974 da parte del DSM, quindi della comunità scientifica internazionale,  il pregiudizio e l’omofobia  restano ancora molto diffusi.
Parliamo di natura e cultura come se la nostra identità di genere (sentirsi maschio o femmina o altro) il nostro ruolo di genere (ciò che facciamo e come ci comportiamo rispetto al genere) e il nostro orientamento sessuale, dipendessero esclusivamente dalla natura o dalla cultura e non fossero la risultante di entrambi, così varia e complessa da esprimersi in molteplici sfumature. Però tutte le persone, da quelle più “normali”, al macho, alla femme fatale, al trans, al gay virile a quello effemminato (raro), alla lesbica mascolina,  a quella femminile, hanno gli stessi bisogni: stabilire relazioni affettive e sessuali, amare e sentirsi amati. Ed essere rispettati.  Faccio questa premessa, perché il vero problema e la (mia) maggiore perplessità rispetto alle adozioni da parte di coppie omosex non è per il ruolo più o meno idoneo degli omogenitori (essere genitori “sufficientemente” buoni dipende fondamentalmente da molti fattori e l’orientamento sessuale non è certo così importante) ma è l’ambiente, spesso ostile e omofobico, con il quale quei figli dovranno confrontarsi, con le persone che mostreranno stupore o faranno affermazioni sarcastiche sapendo della loro insolita coppia genitoriale, delle derisioni alle quali potranno essere oggetto da parte di compagni di scuola cresciuti da genitori “rigorosamente eterosessuali” ma pesantemente omofobici: per questi ultimi mi sento preoccupato. Quando i ragazzi omosessuali, quelli veri, non i figli adottati dai gay(che non hanno alcuna maggiore probabilità di diventare gay), potranno vivere ed esprimere serenamente la loro inclinazione affettiva e sessuale senza temere violenze, bullismo e discriminazioni, allora cadranno a mio avviso le vere perplessità all’adozione.
Mi è difficile non pensare anche allo stesso dramma che vivono le persone dall’identità di genere diversa (trans gender, transessuali ). Nel lungo e difficile percorso che intraprendono per costruire quell’identità che sentono autentica, devono affrontare, più che le difficoltà della trasformazione, l’ostilità e il giudizio dell’ambiente. I colleghi che lavorano in tale ambito (endocrinologi, chirurghi plastici, uro-andrologi, psichiatri e psicoterapeuti, ecc. ) conoscono bene le difficoltà di cui parlo.
Ancora qualche considerazioni delle tante che si possono fare: un omosessuale maschio non si sente femmina (sono i trans gender e transessuali che non si riconoscono nel loro sesso biologico e gli omosessuali definiti “checche isteriche” popolano la commedia all’italiana più che la realtà) per tanto può rappresentare per un figlio un modello maschile analogo a un uomo eterosessuale. Allo stesso modo una madre lesbica non sarà necessariamente un modello meno femminile per la figlia femmina (quanti figli, nelle generazioni passate,  hanno avuto padri e madri omosessuali senza mai saperlo e ciò che a loro è più facilmente mancato non è un “modello di genere” adeguato ma forse la serenità di un genitore che è stato costretto ad una vita non autentica per adeguarsi agli stereotipi della società).
La qualità del legame affettivo tra genitori e figli, credo che siamo tutti d’accordo, non ha  a che vedere con l’orientamento sessuale.   Buona parte dei paesi europei a noi culturalmente vicini, ammette o sta per ammettere (Francia) l’adozione da parte di coppie gay, questo non significa doverli per forza imitare, ma ad oggi gli studi scientifici dimostrano  che non ci sono rischi particolari per quei bambini. In Italia siamo incredibilmente ancora lontani dal riconoscimento delle coppie di fatto (etero ed omo), per cui le adozioni sono una realtà alla quale credo arriveremo  ma tra molto tempo. Ritengo invece che come medici dovremmo ritenere urgentissimo occuparci della sofferenza e delle difficoltà di quei bambini che alla pubertà sentono emergere la loro spinta omosessuale ed iniziano un’adolescenza che sarà ben più difficile degli altri ragazzi. E sempre come medici dovremmo anche pensare a come aiutare e sostenere quei genitori che si confrontano con l’imprevista scoperta dell’omosessualità di un figlio. Nel dare questi aiuti  urgenti (lo testimoniano le cronache di suicidi di ragazzi e le violenze) e nel favorire una nuova cultura libera da stereotipi vecchi e non più accettabili, forse anche la lontana prospettiva di una legge per l’adozione da parte di coppie gay apparirà diversa e ci farà meno paura.
Queste sono solo alcune considerazioni, nelle mail ne ho lette tante altre, interessanti e condivisibili. Spero con Ferrando di organizzare presto un incontro all’Ordine per ritrovarci e confrontarci ancora.
Un saluto a tutti. Roberto Todella
C.I.R.S. (Centro Interdisciplinare Ricerca e Formazione in Sessuologia- Genova)



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