IL
FU MATTIA PASCAL
TRAMA:
“Il fu Mattia Pascal” è uno dei grandi capolavori dello
scrittore siciliano Luigi Pirandello (1867-1936). La poetica di
Pirandello fu molto influenzata dalla malattia mentale, in seguito
sfociata in pazzia, della moglie. La poetica pirandelliana si basa
sul contrasto tra “forma” o “maschera” e “vita” o
“essenza”. La “forma” è il modo con cui ci vedono gli altri
dall’esterno, mentre l’ “essenza” è come siamo veramente,
come ci sentiamo dentro. Delle volte può capitare che la maschera
non vada ad identificarsi con l’essenza. Tutto ciò può portare ad
un disagio interiore, il quale può sfociare in pazzia e addirittura
nel suicidio. Il protagonista del romanzo, Mattia Pascal, è un
comune bibliotecario che vive a Miragno, un paesino della Liguria.
Egli è oppresso dalla maschera dell’inetto che la famiglia gli ha
appiccicato addosso e che non riesce a levarsi. Così decide di
andarsene, ma a Nizza, davanti a una vetrina di “attrezzi” per il
gioco d’azzardo, cambia idea e ottiene una grossa vincita al gioco
a Montecarlo. Sulla via del ritorno, in treno, vede, per caso, su un
giornale una notizia clamorosa: nel suo paesino natale è stato
rinvenuto un cadavere che è stato riconosciuto col nome di Mattia
Pascal. Quindi egli capisce che l’opportunità per cambiare vita e
così inizia un lungo vagabondaggio in giro per l’Italia con il
nome di Adriano Meis. Giunto a Roma, dopo un po’ di tempo si
accorge che in questa nuova vita egli è solo e senza uno stato
anagrafico non può: né denunciare il furto dei suoi soldi, né
sposare la donna che ama. Alla fine, mettendo in scena il finto
suicidio di Adriano Meis, decide di tornare a Mirano, ma, arrivato
là, comprende che la moglie si è fatta una famiglia. Così per il
povero Mattia Pascal non c’è più amara consolazione che andare a
visitare la sua tomba dicendo: “Io sono il fu Mattia Pascal”.
COMMENTO
PERSONALE: “Il fu
Mattia Pascal” è un romanzo che riflette perfettamente la poetica
pirandelliana e la concezione esistenziale dell’autore. Infatti il
protagonista, Mattia Pascal/Adriano Meis, è proprio al centro del
contrasto tra “maschera” ed “essenza”. Ed è per questo che
quando vede la notizia dell’errato riconoscimento del corpo del
suicida, decide senza esitazione di cambiare vita: lo fa proprio per
cercare di liberarsi della maschera dell’inetto che la famiglia gli
ha appioppato. Il romanzo ha anche molte analogie con “La coscienza
di Zeno” di Svevo e le opere di Joyce, dove sono espresse
attraverso frasi brevissime e quasi incomprensibili i pensieri del
protagonista. Come i personaggi di Svevo e Joyce, anche quelli di
Pirandello sono degli inetti. Uno dei capolavori di Luigi Pirandello
che ha influenzato gran parte della letteratura novecentesca e
contemporanea.
Molto bello questo libro...
RispondiEliminaMi piace molto il concetto della maschera che ognuno porta, é un argomento sempre attuale, sebbene sia stato approfondito molto da Pirandello, un centinaio di anni fa.
La trama del libro è suggestiva e insolita, certmente non capita tutti i giorni che una persona possa piangere sulla propria tomba...
Bella recensione:)
Ciao
Silvia