mercoledì 10 aprile 2013

Il fu Mattia Pascal, recensione di Filippo Dagnino


IL FU MATTIA PASCAL


TRAMA: “Il fu Mattia Pascal” è uno dei grandi capolavori dello scrittore siciliano Luigi Pirandello (1867-1936). La poetica di Pirandello fu molto influenzata dalla malattia mentale, in seguito sfociata in pazzia, della moglie. La poetica pirandelliana si basa sul contrasto tra “forma” o “maschera” e “vita” o “essenza”. La “forma” è il modo con cui ci vedono gli altri dall’esterno, mentre l’ “essenza” è come siamo veramente, come ci sentiamo dentro. Delle volte può capitare che la maschera non vada ad identificarsi con l’essenza. Tutto ciò può portare ad un disagio interiore, il quale può sfociare in pazzia e addirittura nel suicidio. Il protagonista del romanzo, Mattia Pascal, è un comune bibliotecario che vive a Miragno, un paesino della Liguria. Egli è oppresso dalla maschera dell’inetto che la famiglia gli ha appiccicato addosso e che non riesce a levarsi. Così decide di andarsene, ma a Nizza, davanti a una vetrina di “attrezzi” per il gioco d’azzardo, cambia idea e ottiene una grossa vincita al gioco a Montecarlo. Sulla via del ritorno, in treno, vede, per caso, su un giornale una notizia clamorosa: nel suo paesino natale è stato rinvenuto un cadavere che è stato riconosciuto col nome di Mattia Pascal. Quindi egli capisce che l’opportunità per cambiare vita e così inizia un lungo vagabondaggio in giro per l’Italia con il nome di Adriano Meis. Giunto a Roma, dopo un po’ di tempo si accorge che in questa nuova vita egli è solo e senza uno stato anagrafico non può: né denunciare il furto dei suoi soldi, né sposare la donna che ama. Alla fine, mettendo in scena il finto suicidio di Adriano Meis, decide di tornare a Mirano, ma, arrivato là, comprende che la moglie si è fatta una famiglia. Così per il povero Mattia Pascal non c’è più amara consolazione che andare a visitare la sua tomba dicendo: “Io sono il fu Mattia Pascal”.

COMMENTO PERSONALE: “Il fu Mattia Pascal” è un romanzo che riflette perfettamente la poetica pirandelliana e la concezione esistenziale dell’autore. Infatti il protagonista, Mattia Pascal/Adriano Meis, è proprio al centro del contrasto tra “maschera” ed “essenza”. Ed è per questo che quando vede la notizia dell’errato riconoscimento del corpo del suicida, decide senza esitazione di cambiare vita: lo fa proprio per cercare di liberarsi della maschera dell’inetto che la famiglia gli ha appioppato. Il romanzo ha anche molte analogie con “La coscienza di Zeno” di Svevo e le opere di Joyce, dove sono espresse attraverso frasi brevissime e quasi incomprensibili i pensieri del protagonista. Come i personaggi di Svevo e Joyce, anche quelli di Pirandello sono degli inetti. Uno dei capolavori di Luigi Pirandello che ha influenzato gran parte della letteratura novecentesca e contemporanea.


1 commento:

  1. Molto bello questo libro...
    Mi piace molto il concetto della maschera che ognuno porta, é un argomento sempre attuale, sebbene sia stato approfondito molto da Pirandello, un centinaio di anni fa.
    La trama del libro è suggestiva e insolita, certmente non capita tutti i giorni che una persona possa piangere sulla propria tomba...
    Bella recensione:)
    Ciao
    Silvia

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