domenica 25 agosto 2013

BAMBINI MAL-EDUCATI: TIRANO SASSI A UN ANATRA E I GENITORI LI DIFENDONO

Cari Genitori
Prendo lo spunto da questo avvilente articolo apparso oggi sul Il Secolo XIX" incollato qui sotto dal titolo: "Sassi contro il germano,papà li difende" che riferisce di un episodio avvenuto a Spotorno. Sotto all' intervista al dott Bianchi di Castelbianco ripresento un post che avevo inviato tempo fa sulla educazione dei bambini e la recensione di un libro (Neonati maleducati).
Che dire? Ricordo solo l'importanza, e la difficoltà, di dare una (buona)educazione e la responsabilità che abbiamo tutti a ben educare i bambini: genitori, insegnanti, pediatri, pedagogisti. Con l'esempio: i bambini imparano quello che vedono e anche con il cosìdetto rinforzo negativo: Sapere dire dei no. Sapere riprendere se fanno qualcosa che non va  bene (tirare i sassi ad una anatra e non riprenderli?? Non ho parole, anzi difenderli sembrerebbe a quanto scritto sul giornale....spero che arrivino smentite e che i fatti non  siano andati così). Qui sotto articolo e considerazioni sulla educazione. Consiglio, per chi resiste anche la lettura dell'articolo Genitori elicottero e bambini tiranni a questo link: http://ferrandoalberto.blogspot.it/2012/08/genitori-elicottero-e-bambini-tiranni.html












SBERLE E EDUCAZIONE DEI BAMBINI


Ricevo da un genitore questa risposta a cui rispondo. Non sarò breve per cui leggete con calma:
"Subject: RE: [Il dottor Ferrando] EVITATE LA VIOLENZA DIRETTA, PSICOLOGICA E ASSISTITA
"Qualche schiaffo non ha mai ucciso nessuno.
Le generazioni precedenti sono cresciute con metodi più rigidi e sicuramente sono migliori di quella attuale.
Le madri che intavolano un'educazione sul dialogo con bambini di 2/3 anni si trovano in casa adolescenti che comandano e insultano.
Dovreste insegnare alle madri ad essere più autoritarie anzichè dire che gli schiaffi aumentano la depressione.
Saluti".

Questa lettera si presta a più spunti. Un punto che intendo riprendere è quello della autorità che i genitori debbono avere. Qui sotto metto una mia recensione ad un libro scritto da un pediatra (recensione pubblicata sul sito www.ferrandoalberto.eu) che risponde in parte.
Un'altra cosa da aggiungere è la necessità di come dire le cose e il cosìdetto "linguaggio del corpo". A nulla serve, se è mai servita, una sberla o un rimprovero se non sorretto da un tono di voce e un comportamento adeguato. A volte si dicono dei no con un tono di voce "carezzevole" che contraddice la negazione del no. Oppure si chiede scusa al bambino di averlo sgridato. Nella comunicazione sappiate che si comunica con la voce, con le tonalità della stessa e con il linguaggio del corpo in proporzioni diverse: con la voce trasmettiamo solo il 7% , sul come parliamo (tonalità e atteggiamento) comunichiamo il 38%, con il linguaggio del corpo (atteggiamento positivo o negativo, sgurado ecc,) comunichiamo il 55%.
A nulla serve un NO detto con il sorriso e il buffetto sulla guancia e ancora di meno una sberla. Su come insegnare alle mamme..... Bè lì siamo in gioco tutti. Io parto dal principio che "La mamma ha sempre ragione" e va aiutata, accompagnata, ascoltata e non come spesso succede sempre ripresa o criticata o osteggiata. E in questo serve "anche" il pediatra ma serve la famiglia, i vicini e la società.
Un Caro Saluto
Alberto Ferrando


NEONATI MALEDUCATI DI PAOLO SARNI
Nella prefazione uno psicologo (Giuseppe Sparnacci) racconta di una domanda di una mamma che chiede cosa fare di suo figlio di 3 anni che alla sera esige il telecomando e fa vedere a tutti il programma che vuole lui. Il “piccolino” , a un certo punto, spegne la TV e dice “tutti a nanna”. La risposta data dallo psicologo è stata “lo chiami papà”!!! Genitori succubi dei desideri e voglie del bambino perché non hanno la forza di educare, cioè di dare regole e frustrazioni.
Regole, momenti di noia (che stimolano creatività e fantasia) desideri non realizzati frustrazione e anche dolore hanno un valore educativo, servono a crescere a formare individui per il futuro ad avere adolescenti temprati e pronti a reagire alle frustrazioni della vita.
Spesso i genitori cercano invece di evitare dolori e frustrazioni, a partire dai “no” che bisogna dare. Pensando di proteggere invece si danneggiano i bambini. Stiamo osservando sempre più che i bambini sono fragili, insicuri, poco dotati di autonomia e poco muniti di quelle fondamentali doti che rendono gli individui forti, liberi, capaci e sociali: la tolleranza e l’adattabilità.
I ritmi della nostra società, sempre più veloci e competitivi, creano stress e ansia e alcuni genitori trasferiscono, inconsciamente, questo sui figli con conseguenti paure e medicalizzazione da cui derivano vari problemi come un eccesso di consumo di farmaci oltre a  creare nei bambini uno stato di ansia.
L’autore non si vergogna di ammettere che potrebbe risultare antipatico in quanto nel testo sarà duro, impietoso, ripetitivo e magari esagerato. Infatti anche il pediatra, come un genitore, che non può essere un amico o un compagno del figlio, che deve educare anche suscitando reazioni ostili o odio nel bambino quando è il caso, deve sostenere con determinazione, nei confronti dei genitori, una genitorialità e delle regole e non solo accontentare tutte le richieste.
E’ più facile per un genitore dire di si che negare qualcosa e così anche per un pediatra è più facile accontentare un genitore facendo quanto richiede: farmaci o esami in eccesso invece di cercare di capire “il perché” un bambino presenti alcuni disturbi. Sono sempre più frequenti in ambulatorio i bambini con disturbi ansiosi o depressivi che si manifestano con vari tipi di sintomi: mal di testa, mal di pancia, nausea, mancanza di appetito, disturbi del sonno, agitazione, disturbi del comportamento, scarso rendimento scolastico, disturbi dell’intestino ecc. o con altri quadri clinici. In questi casi è più facile e tranquillizzante dire che non è niente e che con una terapia di vitamine o integratori o blandi sedativi o erbe o medicine alternative o facendo un po’ di esami andrà tutto a posto, e a volte è così perché intanto il bambino può aver risolto la sua situazione ma certe situazioni non richiedono nulla di tutto questo ma considerazione del sintomo e del bambino e cercare di capire “il perché” o “che cosa” può essere successo. Un percorso che pediatra e genitore debbono affrontare insieme con fiducia e reciproca comprensione senza nascondersi, spesso tutti e due, dietro la negazione, la tranquillizzazione, il “passerà crescendo” o la somministrazione di farmaci o solo la somministrazione di farmaci . E’ più facile curare una patologia acuta anche importante come una broncopolmonite, e di maggior soddisfazione, che affrontare questi temi soprattutto quando il genitore vuole una rapida soluzione con qualche medicina (nota di Ferrando)


Carattere e personalità sono già presenti alla nascita (e probabilmente anche prima, nella pancia della mamma): questo non vuol dire rinunciare al dovere del genitore di dare una guida, esempio e formazione, insomma una educazione.
Il genitore deve tenere conto delle preferenze del piccolo ma è altrettanto giusto che non diventino una griglia stretta e immodificabile e anche un alibi per non fare alcune cose fatte “per il suo bene”: seggiolino in auto anche se piange, assumere farmaci se necessari, fare il bagnetto se non vuole, offrire vari cibi anche se ne vuole solo pochi.
I genitori dicono spesso “poverino perché farlo soffrire?”: l’educazione di un bambino non vuol dire accontentarlo in tutto se piange ma abituarlo a cose che non vuole fare (dormire, mangiare ecc. soprattutto se “mal”educato).
(Il significato della parola educazione viene dal latino e-ducere che significa letteralmente condurre fuori, quindi liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto. Si intende il processo attraverso il quale l'individuo riceve e impara quelle particolari regole di comportamento che sono condivise nel gruppo familiare e nel più ampio contesto sociale in cui è inserito. Può essere anche definita come l'atto, l'effetto dell'educare o come buona creanza, modo di comportarsi corretto e urbano nei rapporti sociali).
Nel libro si trovano varie considerazioni sul prolungamento dell’adolescenza, sul ritardo della scelta dell’età del matrimonio e dell’età a cui avere un figlio  e poi vari utili  capitoli su puricultura, febbre ecc. ecc.

Il libro è scritto in maniera semplice e comprensibile con consigli di tipo educativo (vedi capitolo “Poverino perché deve soffrire” e “Le Nutelle della vita”) e pratico.

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