Giulia,TERZA parte: Violenza sulle donne= violenza sui bambini FERMATELA
LA STORIA DI GIULIA 3 (storia vera..A puntate peRchè chi la scrive, scrivendola, elabora il dolore, la sofferenza e il lutto, cerca di chiarirsi la mente, cosa ha fatto e cosa avrebbe potuto fare....ma RICORDO A GIULIA E A TUTTI CHE sottoporre a critica, e soffrire, "ora per allora" , oltre a non servire, perpetua il dolore. Al momento uno fa le proprie scelte pensando che siano le migliori per se stessi e per i nostri cari....Però quanto Giulia scrive potrebbe servire per far pensare e ragionare altri, ad accelerare dei processi. RICORDATE ALCUNI CONCETTI DI BASE
1) LA VIOLENZA NON SI FERMA...SI AUTOALIMENTA E AUMENTA SE NON SI PRENDONO DECISIONI O INTERVIENE QUALCUNO DALL'ESTERNO
2) LA VIOLENZA SI TRAMANDA : DA GENITORE A FIGLIO A NIPOTE DIA SOTTO FORMA DI VIOLENZA CHE DI SOFFERENZA: DICE GIULIA DEL NONNO :"Giuseppe (il nonno) celava la sua violenza psicologica (che però faceva danni anche fisici) nei confronti della moglie, sotto una rappresentazione di se' come alto esempio di dedizione alla famiglia, integrità, responsabilità..."
NON PERMETTETE A VOSTRO MARITO O AL VOSTRO COMPAGNO DI TRATTARVI MALE...E SE VOLETE RECUPERARLO ESISTONO CENTRI PER I MALTRATTANTI, SPESSO MALTRATTATI DA PICCOLI, E CHE HANNO BISOGNO DI CURE.
SINGOLARE CHE UN PAPA' ABBIA CHIESTO DI NON RICEVERE PIU' MAIL DA QUANDO PARLO DELLA VIOLENZA IN FAMIGLIA :-(
Puntata 1 E 2 qui: http://ferrandoalberto.blogspot.it/search?q=GIULIA
PUNTATA 3
LA STORIA DI GIULIA 3 (storia vera..A puntate peRchè chi la scrive, scrivendola, elabora il dolore, la sofferenza e il lutto, cerca di chiarirsi la mente, cosa ha fatto e cosa avrebbe potuto fare....ma RICORDO A GIULIA E A TUTTI CHE sottoporre a critica, e soffrire, "ora per allora" , oltre a non servire, perpetua il dolore. Al momento uno fa le proprie scelte pensando che siano le migliori per se stessi e per i nostri cari....Però quanto Giulia scrive potrebbe servire per far pensare e ragionare altri, ad accelerare dei processi. RICORDATE ALCUNI CONCETTI DI BASE
1) LA VIOLENZA NON SI FERMA...SI AUTOALIMENTA E AUMENTA SE NON SI PRENDONO DECISIONI O INTERVIENE QUALCUNO DALL'ESTERNO
2) LA VIOLENZA SI TRAMANDA : DA GENITORE A FIGLIO A NIPOTE DIA SOTTO FORMA DI VIOLENZA CHE DI SOFFERENZA: DICE GIULIA DEL NONNO :"Giuseppe (il nonno) celava la sua violenza psicologica (che però faceva danni anche fisici) nei confronti della moglie, sotto una rappresentazione di se' come alto esempio di dedizione alla famiglia, integrità, responsabilità..."
come sia necessario farsi aiutare, denunciando molestie e maltrattamenti psicologici e fisici (ma anche se solo psicologici, fanno danni importantissimi).
Denunciare a strutture finalizzate alla protezione della famiglia, nella sua parte più debole. Ed alla cura del maltrattante che, a sua volta, ha una fragilità terribile, pur nella brutalità psicofisica manifestata, nel tentativo di superarla...NON PERMETTETE A VOSTRO MARITO O AL VOSTRO COMPAGNO DI TRATTARVI MALE...E SE VOLETE RECUPERARLO ESISTONO CENTRI PER I MALTRATTANTI, SPESSO MALTRATTATI DA PICCOLI, E CHE HANNO BISOGNO DI CURE.
SINGOLARE CHE UN PAPA' ABBIA CHIESTO DI NON RICEVERE PIU' MAIL DA QUANDO PARLO DELLA VIOLENZA IN FAMIGLIA :-(
Puntata 1 E 2 qui: http://ferrandoalberto.blogspot.it/search?q=GIULIA
PUNTATA 3
La certezza definitiva dell'insostenibilità della nostra
situazione mi si presentò alla mente dopo una giornata trascorsa con Anna, mia
suocera.
Sin dai primi tempi della mia vita con Andrea, capii che
Anna era vittima di Giuseppe, mio suocero . Una vittima ad un livello molto
subdolo e raffinato, difficile da identificare. Ma senza scampo.
Giuseppe celava la sua violenza psicologica (che però faceva
danni anche fisici) nei confronti della moglie, sotto una rappresentazione di
se' come alto esempio di dedizione alla famiglia, integrità, responsabilità,
tatà tatà tatà...
Ma nel vivere i primi momenti familiari condivisi, una
volta, il suo controllo non era stato efficiente (o forse, penso ora, voleva
sondare le mie capacità di accettazione delle sue modalità di rapportarsi alla
moglie).
Quindi ero stata testimone di un suo atto davvero cattivo
nei confronti di Anna.
Mi ero indignata. Non potevo crederci.
Avevo anche cercato di evitare a mia suocera quella
sofferenza (Giuseppe non l'aveva certo picchiata, per carità, ma era riuscito
ugualmente a farla soffrire per molte ore).
Lui era stato più forte di me, naturalmente, e mi aveva
ridotta all'impotenza.
Avevo visto un marito-padrone inaccettabile. Una coercizione
inaccettabile. Un'ideologia distorta di rapporto di coppia. Non capivo (non
ancora) che era un'ideologia familiare malata.
Avevo protestato con Giuseppe (Andrea non era presente) e
poi, molto intensamente, con Andrea appena lo avevo rivisto... Andrea mi aveva
dato ragione.
Il palcoscenico sulla loro vita reale si era richiuso
subito, ma ormai ero in grado di osservare Anna e capire se era stata male.
Quando avevo potuto, in seguito, avevo sempre cercato di
star vicina ad Anna, farle almeno sentire amicizia ed affetto.
Quel giorno ero andata ad aiutarla a vuotare un armadio (era
imminente un loro trasloco).
Da quell'armadio, assieme agli oggetti, uscivano i racconti
di frammenti della sua vita, della vita della famiglia. I soprusi. Le
cattiverie.
Capii che dovevo sottrarre Ciro e me alla riproduzione di
quello schema malato. Rapporti di potere intrafamiliari molto simili a quelli
in cui mio marito stava cercando di incastrarci per tutta la vita. Ed anche in
modo meno raffinato, più riconoscibile.
Stava a me muovermi.
Fu una riflessione, in un lungo viaggio in tram (tempi
lunghi di percorso nella grande città), che dissipò ogni residuo di nebbia
dalla mia mente: quel clima di sopraffazione sembrava passare da padre in
figlio. Dovevo proteggere Ciro.
Presi coscienza di colpo, e con sgomento, del fatto che
avevo paura di Andrea. E che non lo avevo ancora lasciato per paura della sua
violenta reazione. Che mi stavo celando la realtà.
Sentii molto chiaramente che non avevo scelta: non era
accettabile vivere con una persona di cui avevo paura.
E fui finalmente un po' più cauta (o almeno credetti di
esserlo).
Quella sera stessa spiegai ad Andrea che avevo deciso di
lasciarlo perché le “nostre liti” non facevano bene al bambino.
Gli proposi una separazione consensuale che ci permettesse
di vivere in case separate ed essere genitori civili, amici e responsabili.
Ognuno con la sua vita, ma capaci di far sì che Ciro non soffrisse ed avesse la
presenza di entrambi, a turno, e qualche volta civilmente insieme.
Andrea la prese bene. Accettò. Mi disse che era consapevole
che le cose avrebbero dovuto cambiare tra noi.
<Siamo due genitori responsabili e civili> fu il motto della serata e di qualche giorno
successivo...
Ma durò poco.
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