I casi di meningite a Milano hanno aggiunto ansia e
preoccupazione ai casi avvenuti in Toscana soprattutto nella cosiddetta “Valle
dell’Arno” (tra Firenze, Prato, Pistoia ed Empoli).
Il numero di casi non sarebbe tale da indicare una
vaccinazione di massa in quanto le attuali raccomandazioni internazionali
indicano la opportunità di vaccinazione quando l’incidenza è superiore a 10
casi per 100.000 abitanti, nell’arco di tre mesi in una determinata regione.
L’amplificazione mediatica non deve portare a fenomeni
d’isteria collettiva ma a una corretta e
diffusa informazione. E per la protezione del singolo, e della società, la
vaccinazione, a tutt’oggi, rappresenta, la forma di prevenzione per eccellenza.
Anche se corretti stili di vita riducono il rischio di malattia (vita all’aria
aperta e non in locali al chiuso, corretta igiene e alimentazione e attività
fisica oltre alla astensione da alcol e sostanze quali farmaci e droghe di
vario tipo).
Esistono vari tipi di meningite, molte prevenibili con la
vaccinazione: vedi articolo qui: https://ferrandoalberto.blogspot.it/2015/08/menigite-quali-vaccini-cosa-fare-se.html
I casi recenti di Milano, per cui è necessaria la profilassi
, sono causati dal meningocco ( Neisseria meningitidis) , che si trova
frequentemente nelle prime vie respiratorie (dal 2 al 30% dei bambini e dal
5-10% degli adulti sono portatori di ceppi di meningococco), responsabile di
circa il 25% di tutti i casi di meningite batterica e del più del 60% dei casi
osservati nei bambini sotto i cinque anni, in particolare nei bambini con meno
di un anno di età e nei giovani con età tra i 2 e 21 anni.
Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo
6 (A, B, C, X, Y e W-135) sono responsabili di gravi quadri
patologici, spesso anche mortali, se non trattati tempestivamente. I
sierogruppi che circolano più di frequente in Italia e in Europa sono B e C,
negli Stati Uniti si trovano anche W135 e Y (casi anche in Italia).
La meningite avviene più frequentemente nella stagione
invernale e all’inizio della primavera, ma
casi sporadici si verificano durante tutto l’anno.
INCIDENZA:
Interessa soprattutto lafascia di età da 0-4 anni e in
particolare il primo anno di vita. L’incidenza si mantiene elevata fino alla
fascia 15-24 anni per poi dimezzarsi dai 25 anni in poi.
Si segnalano circa 200 casi (probabilmente i casi reali sono
molti di più) all’anno, pari a 3 casi ogni 1.000.000 abitanti, rispetto ad una
media europea di 14/1.000.000.
Avviene che i casi di meningite si presentino in focolai
epidemici in una alcune zone, come sta in Toscana.
MENINGOCOCCO IN TOSCANA
IL MENINGOCOCCO più
frequente è stato il tipo C. In tutti i casi, si tratta di una variante
aggressiva del batterio chiamata C St11 identificato in Francia nel 2008 che in
Toscana sta manifestando una circolazione anomala. Questo ceppo è in grado di
determinare infezioni disseminate (sepsi) con una letalità pari al 40%.
CHI INTERESSA:
La meningite in Toscana ha colpito persone di età superiore
ai 50 anni considerati non a rischio e comunque non per il meningococco. Forse perché è una fascia di età meno
“vaccinata” rispetto ai bambini e adolescenti?
L’epidemia inoltre si sta protraendo più a lungo,
coinvolgendo anche persone che non hanno niente in comune tra loro, in un
periodo non particolarmente freddo come avviene invece con questo tipo di
meningite.
La Regione Toscana ha dato il via libera ad una campagna di
vaccinazione contro il meningococco C gratuita per tutti i cittadini tra i 20 e i 45
anni e agli over 45 che vivono nelle province di Firenze, Empoli, Prato e
Pistoia.
COME SI TRASMETTE:
Solitamente il batterio si trova in gola nel 10-20% delle
persone senza dare sintomi e solo raramente causa la malattia, (più frequente in presenza di fattori predisponenti, come la
mancanza della milza o deficit immunitari). Il germe resiste pochissimo
nell’ambiente esterno (luce solare, essicamento) ed ai comuni disinfettanti. La trasmissione avviene per contagio
interumano diretto attraverso la via respiratoria (goccioline di saliva) e il
periodo di incubazione è di 1-10 giorni.
Per contrarre la meningite meningococcica bisogna avere
contatti stretti con una persona malata, oppure, più frequentemente, con il portatore sano, ovvero che
alberga il meningococco nel faringe, anche se questo rischio è piuttosto
contenuto.
Il contatto, oltre che essere prolungato (almeno 6 ore),
deve avvenire in ambiente chiuso ed entro un metro di distanza.
Posti a rischio sono
gli ambienti sovraffollati e soprattutto chiusi (discoteche, caserme, collegi,
dormitori, prigioni, ecc).
Predispongono alla malattia anche le infezioni virali o
batteriche delle vie aeree superiori, deficit permanente o transitorio del
sistema immunitario, splenectomia.
COME SI MANIFESTA?
I sintomi della meningite meningococcica (forte cefalea,
febbre, vomito cerebrale, rigidità nucale, fotofobia) non sono distinguibili da
quelli delle meningiti causate da altri batteri (ad esempio pneumococco).
Nel 10- 20% dei casi può causare delle forme settiche con un
decorso spesso fulminante che,
nonostante l’adeguata terapia, può portare al decesso in poche ore. La
meningite meningococcica ha una mortalità del 10-15% (dovuta in genere a
sepsi), e un rischio dell’11-19% di gravi complicanze, quali ritardo mentale,
malattie del sistema nervoso, sordità, disturbi della sfera psico-affettiva.
I malati di
meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore
dall’inizio della terapia antibiotica specifica.
COSA FARE PER I CONTATTI
Per le persone venute a contatto stretto SI procede con la
profilassi antibiotica entro le 24 ore o comunque non oltre le 48 dalla
diagnosi del caso indice.
In particolare, devono essere e sottoposti a profilassi i
conviventi del malato, chi ha dormito o mangiato a stretto contatto nella
stessa casa, chi ha avuto contatti con la sua saliva (baci con scambio di
saliva, posate e spazzolini da denti condivisi con il malato), chi è stato vicino al malato in treno o in
aereo o nel banco di scuola durante i 7-10 giorni prima della comparsa
della malattia.
PROFILASSI Raccomandata anche per i sanitari che sono stati
direttamente esposti alle secrezioni respiratorie.
Al contrario, la chemioprofilassi non è raccomandata per i
contatti a basso rischio, cioè chi non ha avuto diretto contatto con le
secrezioni orali, o ha avuto un contatto esclusivamente con un contatto ad alto
rischio (contatti dei contatti a rischio) , ma non con il caso indice.
PREVENZIONE E VACCINI
Unico rimedio è il vaccino monovalente (C) o quadrivalente
(A, C, W135 e Y) efficace in oltre il 90% dei casi. Il vaccino non dà effetti
collaterali di rilievo, se non, in alcuni casi, lieve dolore e gonfiore e
indurimento in sede di iniezione, irritabilità, malessere generale, febbre di
breve durata, che in genere si risolvono nel giro di pochi giorni. La
tolleranza è quindi ottima.
Può essere effettuato anche in gravidanza.
Esiste anche un vaccino per il sierogruppo di tipo B..spiegazioni sul mio blog www.ferrandoalberto.blogspot.it
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