martedì 20 giugno 2017

LA CANNABIS FA MALE ...PUNTO (L'USO MEDICO E' UN ALTRO DISCORSO)

LA CANNABIS FA MALE ...PUNTO (L'USO MEDICO E' UN ALTRO DISCORSO)Cari Genitori
La politica si allontana sempre più dalla gente. Lo vediamo dalla percentuale sempre alta degli astenuti. Il non faccio discorsi di tipo politico ma ricordo che il sindaco  è il responsabile della salute dei cittadini e l'obiettivo principale che deve avere, a mio vedere è: correttezza della informazione che dà c he Eve essere documentata e iniziative sulla gestione della salute dei suoi cittadini. Legalizzare la Cannabis è una decisione politica che va presa dopo essersi documentati sugli effetti negativi e aver intrapreso una strada di informazione a tutti, soprattutto ai ragazzi degli effetti devastanti che può avere. Poi si può anche dire c he ha anche effetti medici (per chi ha problemi..) ma i sani prendo o i farmaci di chi è ammalato???-
Ho fatto una sintesi di una pubblicazione con una grande bibliografia medica che Vi consiglio di leggere.
Alberto Ferrando


Introduzione
In questo documento riporto  una sintesi dei principali effetti della cannabis sulla salute dell’uomo. I dati sono tratti da un documento ufficiale del Dipartimento Politiche Antidroga http://www.politicheantidroga.it/media/745718/manuale_iconografico_cannabis_bassa.pdf
Viene evidenziata la forte potenzialità di
-       danni evolutivi derivanti dall’uso precoce di questa sostanza, soprattutto nella fase adolescenziale, fase in cui il cervello sta sviluppando e maturando importanti connessioni sinaptiche e consolidamenti della corteccia cerebrale.
-       Vengono inoltre esaminati il legame tra cannabis e disturbi psicotici,
-       le pesanti conseguenze su importanti funzioni quali quella sessuale e quella riproduttiva, i danni ai vari organi, gli effetti pericolosi sulla guida.
-       Dagli studi scienti ci esaminati, risultano evidenti le gravi conseguenze, ad oggi troppo sottovalutate, che possono comparire a seguito dell’uso di questa sostanza e dei suoi derivati. Tali conseguenze sono tanto più gravi quanto più precoce è l’inizio dell’assunzione e quanto maggiori sono la frequenza e la durata dell’uso. La gravità dei danni risente anche di altri due importanti e aggravanti fattori: la sempre maggiore concentrazione di principio attivo presente nei prodotti e l’uso contemporaneo di altre droghe sinergizzanti e alcol.
droga di passaggio (“gateway”)
L’uso precoce di cannabis può avere un ruolo importante nella sensibilizzazione cerebrale verso la ricerca e la sperimentazione di sostanze stupefacenti a più alto rendimento farmacodinamico. In molte persone, non in tutte, l’uso precoce può indurre e ampli care un comportamento di ulteriore sperimentazione evolutiva di droghe.
La variabile “età di primo uso di marijuana” è quella che ha maggior peso nel passaggio all’uso di droghe più pesanti.
La teoria della “Cannabis come droga gateway” va associata alla teoria della vulnerabilità secondo cui alcune persone, per caratteristiche genetiche, individuali e ambientali, sono più esposte al rischio di sviluppare dipendenza se poste al contatto con sostanze stupefacenti. Alcune persone quindi, sensibilizzate con la cannabis, presentano un rischio evolutivo molto maggiore rispetto ad altre di assumere altre sostanze illecite nel futuro.
L’esposizione in adolescenza a cannabis e suoi derivati produrrebbe, in individui geneticamente vulnerabili, un maggior effetto gratificante dell’eroina accompagnato da alterazioni della sfera emozionale in età adulta.
Cannabis e alterazioni cerebrali
La tossicità della marijuana è stata sottovalutata per molto tempo. Tuttavia, recenti scoperte hanno rivelato che il principio attivo della cannabis, il Δ9-THC, induce la morte cellulare con restringimento dei neuroni e la frammentazione del DNA nell’ippocampo.  
L’uso precoce e prolungato di cannabis in adolescenza o nella prima età adulta è pericoloso per la materia bianca cerebrale portando ad alterazioni della connettività cerebrale che potrebbero essere alla base dei deficit cognitivi e della vulnerabilità ai disturbi psicotici, depressivi e d’ansia dei consumatori di cannabis.
Sotto l’effetto della cannabis, l’attività cerebrale diventa scoordinata e imprecisa, portando a disturbi neurofisiologici e comportamentali che ricordano quelli osservati nella schizofrenia. Gli effetti dannosi della cannabis sulla memoria e sui processi cognitivi sarebbero il risultato di reti cerebrali disorchestrate, che rendono difficili operazioni quotidiane come quella di prendere decisioni.
La cannabis e danni al feto
Dopo un’analisi dei dati epidemiologici e clinici la cannabis, anche se assunta per un breve periodo durante la gravidanza, può influire negativamente sulla crescita e sullo sviluppo del feto (ridotto volume della sostanza grigia corticale e parenchimale in bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni che erano stati esposti a cannabis durante la gestazione). Inoltre l’esposizione fetale alla cannabis è associata anche ad un minor peso e ad una ridotta circonferenza cranica del bambino alla nascita. I bambini esposti alla cannabis mostrano anche una maggior possibilità di sviluppare depressione infantile verso i 10 anni di età.
Uso precoce di cannabis in adolescenza
L’adolescenza è un periodo vulnerabile alla cannabis a causa dello sviluppo cerebrale che durante questo arco temporale raggiunge il suo picco
Alcuni studiosi hanno enfatizzato che la tarda maturazione della corteccia prefrontale non è l’unica responsabile dell’aumento dei comportamenti impulsivi e delle condotte a rischio, quali l’inizio di uso di sostanze, durante l’adolescenza
L’uso di cannabis in adolescenza produce alterazioni nelle aree sottocorticali fondamentali per i processi di memorizzazione e di ragionamento. Dai risultati è emerso che coloro che avevano fatto uso cronico di marijuana mostravano anomalie nelle strutture sottocorticali e in particolare un ridotto volume del talamo. Anche le prestazioni ai test neuropsicologici risultavano significativamente inferiori negli ex-consumatori di cannabis rispetto a chi non ne aveva mai fatto uso ed i punteggi ottenuti erano tanto peggiori quanto più precocemente era iniziato l’uso.
Le funzioni cognitive e le loro alterazioni
L’uso persistente di cannabis tra gli adolescenti sotto i 18 anni porta ad un declino del funzionamento neuropsicologico, che persiste anche dopo aver interrotto il consumo della sostanza. Inoltre, la cessazione del consumo di cannabis non ha pienamente ripristinato il funzionamento neuropsicologico tra coloro che avevano iniziato a consumare cannabis precocemente. Secondo gli autori della sperimentazione i risultati sono indicativi di un effetto neurotossico della cannabis sul cervello adolescente.
Gli studi sugli umani indicano che più precoce è l’inizio d’uso di cannabis, maggiori e più gravi sono le conseguenze cognitive associate e sulla memoria.
Cannabis, perdita di memoria e crisi demotivazionale
Il fumo di cannabis influisce sul cervello e altera la memoria a breve termine, le percezioni, la capacità di giudizio e le abilità motorie. Il principio attivo della cannabis, il THC, colpisce le cellule nervose in quella parte del cervello dove risiede la memoria, impedendo ai consumatori di ricordare avvenimenti recenti e rendendo difficoltoso l’apprendimento. L’esposizione cronica al THC, inoltre, accelera la degenerazione, normalmente collegata all’invecchiamento, di queste cellule nervose.
Cannabis e disturbi psicotici
L’uso di cannabis rappresenta un forte fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi psicotici.
Il consumo di cannabis ha effetti molto gravi in età adolescenziale: studi recenti confermano che le alterazioni conseguenti all’uso di cannabis alterano la capacità dei neuroni di svilupparsi in maniera appropriata, con il risultato che il cervello di un adulto che da adolescente ha consumato cannabis risulta più vulnerabile ed esposto all’insorgere di disturbi mentali (depressione, psicosi e disturbi affettivi).
Dipendenza e astinenza
L’uso di cannabis a lungo termine può condurre a dipendenza. La dipendenza, come condizione caratterizzata dall’esposizione a lungo termine alle sostanze, potrebbe influire in modo permanente sul comportamento delle funzioni cognitive e psicologiche.
I sintomi di una possibile astinenza, quali umore irritabile o ansioso, accompagnato da modificazione fisiche come tremore, sudorazione, nausea, modificazione dell’appetito e turbe del sonno, sono stati descritti anche in associazione a dosi molto alte di cannabis.
Neuroimaging
La marijuana causa ipoperfusione cerebrale nei lobi temporali, crack e cocaina provocano ipoperfusione e ipometabolismo del glucosio nelle regioni frontali, temporali e della corteccia parietale. Alcol e solventi causano alterazioni sui lobi frontali con atro a su ippocampo e cervelletto. Gli effetti nocivi dell’abuso di sostanze sono amplificati durante l’adolescenza a causa della maggiore attività neuronale e del fenomeno di plasticità neuronale in questo periodo in relazione alla maturazione cerebrale in atto in quell’età (
Nei soggetti che fanno uso di cannabis abitualmente si hanno danni localizzati lungo le vie callosali di connessione inter-emisferica e nelle aree frontali di controllo comportamentale e decisionali.
Nei soggetti che fanno uso di cannabis la perfusione cerebrale prefrontale e globale risulta più bassa rispetto ai non consumatori. Sono presenti inoltre anomalie di attivazione durante vari compiti cognitivi e differenze nel volume cerebrale o nello spessore della corteccia. Tali alterazioni, sia strutturali che funzionali, possono apparire molto precocemente dopo l’inizio del consumo di marijuana.
Cannabis e cancro
Il fumo di cannabis altera la composizione genica del DNA aumentando il rischio di cancro.
E’ stata testata la tossicità dell’uso cronico di cannabis a livello osseo, respiratorio e psichiatrico. Le condizioni patologiche respiratorie legate alla cannabis sono: ridotta densità polmonare, cisti polmonare e bronchiti croniche. Sono noti inoltre, sempre secondo il team dell’Università Australiana, i suoi effetti sul metabolismo delle ossa.
Il danno provocato alle mucose bronchiali da 3-4 spinelli al giorno corrisponde a quello derivante da 20 o più sigarette al giorno. Infatti, il fumo di cannabis, a causa di più bassi livelli di combustione, contiene il 50%-70% in più di idrocarburi cancerogeni rispetto al fumo di tabacco
Gli effetti teratogenici e mutageni della cannabis dipendono dalla quantità di sostanza fumata e dalla durata di assunzione. Sono state descritte rare forme di cancro dell’orofaringe in giovani che fumavano cannabis cronicamente.
Il fumo cronico di cannabis si associa molto spesso a bronchite acuta che si manifesta con difficoltà respiratoria, frequente produzione di catarro e tosse cronica. Tali sintomi sono molto più frequenti tra i fumatori di cannabis rispetto ai fumatori di tabacco, non solo aumenta il rischio di infarto di 4-8 volte rispetto ai non consumatori.

Cannabis e sessualità
Molti soggetti consumatori di cannabis possono risultare incapaci di raggiungere l’erezione. E’ noto da tempo, infatti, l’effetto negativo sulla sfera sessuale del principio attivo della cannabis (THC) sia sugli uomini che sulle donne.
Il consumo di marijuana è stato anche associato all’inibizione dell’orgasmo.
L’abuso di sostanze cannabinoidi potrebbe contribuire a provocare l’infertilità nell’uomo. Lo ha confermato lo studio italiano condotto dall’Università di Tor Vergata (2009) aprendo nuove prospettive per la comprensione dei fenomeni di oligospermia o azospermia (drastica diminuzione o totale assenza del numero di spermatozoi, spesso con riduzione della motilità), in particolare in quei pazienti che presentano normale assetto cromosomico e assenza di difetti genetici noti o patologie occlusive.
Attraverso le sue indagini, inoltre, ha osservato una minor incidenza di spermatozoi competenti, cioè in grado di fecondare, nei fumatori di cannabis rispetto ai non fumatori.
I principali effetti avversi sul sistema riproduttivo umano legati all’uso di cannabis nell’uomo e nella donna possono essere così riassunti:
-       per la fertilità maschile, si è riscontrata una diminuzione dei livelli serici di LH e di testosterone, induzione di ginecomastia, diminuzione della spermatogenesi e della mobilità (oligospermia), induzione di anomalie spermatiche.
-       Per la fertilità femminile, i principali effetti avversi sul sistema riproduttivo sono: alterazioni dei livelli di LH, inibizione della secrezione di prolattina, aumento dei livelli testosterone, alterazioni del ciclo mestruale, scarso recupero di ovociti di donne sottoposte a fertilizzazione in vitro, de cit fetali di crescita, aumento dell’incidenza di parti pre-termine, prematurità e basso peso fetale alla nascita, difficoltà al momento del travaglio.
Cannabis, alcol ed effetti sulla guida
Alcol e marijuana sono le due sostanze psicoattive più diffuse tra i consumatori di droghe  spesso assunte in maniera combinata anche prima di mettersi alla guida e, per questo, causa di numerosi incidenti stradali.
Gli effetti della cannabis alla guida variano in relazione alla dose di principio attivo assunta, alla via di somministrazione, alle esperienze pregresse dell’utilizzatore, alla vulnerabilità individuale e al contesto di assunzione. Sia gli studi sperimentali che gli studi epidemiologici che analizzano gli effetti della cannabis sulle prestazioni psicomotorie evidenziano scompensi dose-correlati rispetto ad una serie di funzioni necessarie alla guida.
Guidare sotto l’effetto di cannabis raddoppia il rischio di provocare incidenti automobilistici.
Uso di cannabis e comportamenti criminali
evidenziato una forte associazione tra il consumo di cannabis in età adolescenziale ed il successivo coinvolgimento in attività criminali.
Conclusioni
Come risulta da questa sintetica rassegna, gli effetti negativi della cannabis e dei suoi derivati sulla salute sono molteplici e tutt’altro che sottovalutabili. La letteratura scientifica, a questo proposito, non lascia dubbi. Non si comprende quindi come, alla luce di queste evidenze, vi siano ancora percezioni e opinioni secondo cui tali sostanze non sarebbero pericolose o addirittura dotate di effetti positivi per l’organismo umano. Si ritiene pertanto che il termine comunemente ed erroneamente usato di “droghe leggere” per definire queste sostanze sia completamente fuori luogo e totalmente inadatto, oltre che fonte di interpretazioni distorte e non veritiere. Nessun’altra sostanza al mondo, con queste caratteristiche così ben documentate da studi tanto autorevoli, verrebbe altrettanto classi cata come “leggera” e quindi fatta percepire come non pericolosa, consentendone, quindi, implicitamente, se non addirittura esplicitamente l’uso.
È evidente, a questo punto, che esistono altri fattori, al di là della razionalità e della semplice logica, che sottostanno alle ragioni di chi ritiene queste sostanze scevre da rischi e pericoli per la salute e pretende la loro esclusione dalla lista delle sostanze proibite. Questi fattori sono più di ordine ideologico e culturale, forse quasi antropologico, e quindi poco hanno a che fare con la semplice razionalità. E’ diffcile, quindi, pensare che le evidenze scienti che da sole siano in grado di superare tali resistenze, anche se la questione, da un punto di vista sanitario, risulta estremamente chiara.
Tuttavia, va registrata una contraddizione presente nella nostra società in relazione all’uso di altre sostanze, quali il tabacco, ma ancora di più l’alcol. Infatti, ci dovremmo chiedere perché altre sostanze d’abuso ugualmente pericolose vengono comunque tollerate, se non addirittura, in alcuni casi, incentivate. Per l’alcol, in particolare, se abusato, si riscontrano livelli di tossicità molto elevati con conseguenze sicuramente negative per la salute e, anche in questo caso, sarebbero necessarie una prudenza ed un grado di azione preventiva certamente molto più alti di quelli che ad oggi ritroviamo.



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