venerdì 8 dicembre 2017

Sofferenza, disagio e...MADRI CHE UCCIDONO I FIGLI (Sindrome di Medea)

Sofferenza, disagio e...MADRI CHE UCCIDONO I FIGLI  (Sindrome di Medea)
La cronaca quotidiana, spesso, ci mette a conoscenza di fatti che non vorremmo  mai sentire come  l’uccisione dei propri figli  da parte di madri o padri apparentemente “normali”. Le cause di questi atti scellerati possono  derivare da  depressione, disagio, solitudine, conflitto familiare  e il figlicidio rappresenta la punta dell’iceberg di queste sofferenze. Sofferenze che non possono essere ignorate ma ci vedono  tutti coinvolti nel cercare di comprendere, e aiutare, queste persone in difficoltà.   Spesso si tende a  ignorare , minimizzare o fidarsi della bugia più frequentemente detta “va tutto bene” in risposta alla domanda “come va”?
In questi casi, se abbiamo la sensazione che qualcosa non va, non fermiamoci solo alle apparenze, ma prendiamoci qualche attimo per notare il tono della voce e osservare il linguaggio non  verbale del corpo. Può succedere che una persona dica “va tutto bene” perché non vuol parlare ma il tono della voce e il comportamento del “corpo” (sguardo, sorriso o atteggiamento di “facciata”) possono dire il contrario.
Ma quali sono le cause che possono portare un genitore a compiere un gesto così terribile?
Talvolta il figlicidio  può rappresentare la vendetta nei confronti del coniuge verso cui si nutre odio e/o rancore, gelosia e invidia. In tal caso si parla di “sindrome di Medea”, poiché  nella  tragedia di Euripide messa in scena nel 431 ac a Corinto si narra la storia di una donna, Medea, che uccide i propri figli per vendicarsi del tradimento del marito, Giasone.
Figlicidi possono avvenire per altre cause, alcune delle quali possono rappresentare anche una causa favorente o scatenante la sindrome di Medea
1.     Figli non desiderati (come può avvenire se nati da una gravidanza non voluta, come nel caso di  stupro. In tali casi la mamma potrebbe associare il figlio ad un ricordo traumatico).
2.     Figlicidio attuato per non far soffrire la prole: la mamma sente il figlio come un grande peso a causa di un rapporto coniugale molto conflittuale o inesistente, associato a maltrattamento, disagio, droga,  alcol e/o per motivi economici.
3.     Abuso e maltrattamento da ipercura come la “Sindrome di Munchausen per procura”dove un genitore, più frequentemente la mamma, o entrambi inventa sintomi e disturbi del proprio figlio e ha atteggiamenti di ipercura, arrivando anche a sottoporre il figlio ad interventi inutili, danneggiandolo e talora uccidendolo.
4.     Problemi psichiatrici materni preesistenti.
5.     Depressione post partum non rilevata e riconosciuta.
6.     Crisi di coppia e traumi psichici e solitudine.
Su questo tema così delicato è necessario anche tenere conto che una donna quando diventa madre, (questo accadeva più frequentemente  soprattutto una volta), può essere “assorbita” da questo nuovo ruolo nell’accudimento del figlio rischiando di “perdere” il suo ruolo di donna con la nascita di un  legame patologico con i figli che debbono, a loro volta, consolare e colmare la vita alla madre, man mano che crescono.
La tragedia di Medea può anche rappresentare la conseguenza estrema, drammatica  e patologica della perdita dell’ “essere donna” e della perdita della femminilità per diventare madre.
Alcuni tragici casi di cronaca rientrano in questa sindrome, anche senza la presenza del tradimento del compagno, nel momento in cui la donna si sente di apparire al suo compagno solo come  una madre mentre vorrebbe continuare ad essere considerata e desiderata come donna.
Il gesto di Medea è una estremizzazione, ripeto, patologica di tornare ad esistere come donna attraverso la vendetta sui propri figli, con un rifiuto rabbioso della maternità.
LIBRO E FILM Consigliato: "L'isola della paura" (shutterisland) di Dennis Leahn (attore nel film Leonardo Di Caprio)

Fattori favorenti o scatenanti di questa sindrome sono in chiave psicoanalitica: vedere: http://www.psychiatryonline.it/node/4882 .


Nessun commento:

Posta un commento