domenica 15 settembre 2019

I CAPRICCI

I CAPRICCI 😭😩
Il cosìdetto “capriccio” va interpretato dai genitori. 👭
E’ un modo che i bambini 👼 hanno per esprimere qualcosa che non sanno esprimere in altro modo e poi tutti i bambini (e anche molti adulti) non sono in grado di gestire la rabbia 🤬
“Le lacrime 😢di ostinazione e capriccio, sono lacrime di impotenza, ribellione😤, un disperato sforzo di protesta, una richiesta d’aiuto, la dimostrazione che i bambini vengono bloccati e forzati, un sintomo di malessere😔🦸‍♂, sempre e comunque sofferenza”
J. Korczak
A partire da circa  18 – 24 mesi  mesi i bambini  hanno la necessità di affermare se stessi ed autodeterminarsi. Vogliono prendere in mano la propria vita e diventare sempre più autonomi 🆓ma  hanno anche bisogno di essere dipendenti e il conflitto interno tra la spinta all’autonomia e l’incontro coi propri limiti favorisce  le crisi di rabbia dei bambini. Il bambino vuole scegliere e decidere 🤔per sé, ma ha anche bisogno dell’adulto che  pone confini protettivi. D’altro canto, i “no” sono faticosi da accettare e nei bambini suscitano facilmente forti emozioni di frustrazione: ecco appunto le crisi di rabbia (i cosiddetti “capricci”).
Attraverso il capriccio il bambino manifesta  varie richieste e pressioni come ad esempio la pretesa di  determinati alimenti o di guardare  la TV📺 o i giochi 📱durante il pasto. 
La tavola 🍽è un luogo perfetto, anche se non l'unico, per questi "scontri di potere" dove il bambino può manifestare la propria autonomia e i suoi  atteggiamenti oppositivi, spesso, mettono in discussione le regole stabilite dall'adulto, facendo leva sulla preoccupazione che un genitore  può avere per il corretto nutrimento del proprio figlio.  Ai capricci i genitori debbono essere pronti a rispondere, cercando, prima di tutto, di capire le motivazioni che li hanno determinati  e cercando di agire di comune intesa💏. 
Quando il bambino non riesce a raggiungere un obiettivo, o è costretto a fare qualcosa che non vuole, o gli si nega qualcosa che desidera, può reagire con un'esplosione di rabbia 😤che è la manifestazione della sua angoscia 😧 riscontrare, contrariamente a ciò che desiderava, la propria incapacità a ottenere quello che desiderava.
È molto probabile che, a questo punto, emergano capricci e rifiuti ostinati e che nell'interazione genitore-figlio si stabilisca sempre come esempio a tavola, un vero e proprio "braccio di ferro all'ultimo boccone"💪. Il bambino impara prestissimo a sostenere la sfida ⚔con i grandi a tavola. Inoltre, se manca la sensazione del piacere durante l'alimentazione, emerge una serie di difficoltà ad autoregolarsi nelle dosi e nella qualità del cibo, con il rischio che nel corso dello sviluppo tutto ciò possa trasformarsi in un disturbo del comportamento alimentare🥼.
Se i capricci a tavola o in altri momenti della giornata sono trascurati o sono affrontati in modo inadeguato o con tentativi disfunzionali reiterati, nel tempo, si possono trasformare in un problema persistente. Con danni a tutta la famiglia e, soprattutto, al bambino.
Ma per quale motivo un bambino fa i capricci? 
E' questo che dobbiamo comprendere. A volte esplodono improvvisamente per una cosa banalissima ma dietro, spesso c’è dell'altro e sta ai genitori, magari aiutati dal pediatra👨‍⚕ e/o da un pedagogista👩‍⚕, capirlo. 
I capricci si svolgono sempre su due piani:
1.         esplicito, con motivazioni a volte veramente di poco conto tipo: voglio questo o voglio vestirmi in quel modo;
2.         implicito: è il piano quasi mai immediatamente evidente che può riguardare aspetti affettivi, psicologici e  relazionali del bambino, con il genitore (o con l’adulto a cui è affidato: vedi tata🤱 e personale degli asili). 
I piani impliciti più frequenti sono:
"Bisogno di un segno di amore❤" perché non è sicuro di essere amato🥰 (magari in particolari circostanze come un lutto, un trasloco, l'arrivo di un fratellino).
"Bisogno di sapere quanto potere ha il bambino" nella relazione con gli adulti. Percepire di non averne o, al contrario, averne troppo (bambino tiranno) aumenta il disagio e di conseguenza  i "capricci".
"Bisogno di regole, ovvero quanto potere ha il genitore": attraverso il capriccio il bambino può segnalare che l'adulto non sta gestendo adeguatamente il suo potere con lui. Il bambino ha bisogno che l'adulto lo eserciti adeguatamente, in modo chiaro, coerente ed esplicito, per dare un preciso orientamento e fornire sicurezza. Ha bisogno che l'adulto gli dica "No", con fermezza 😐e con chiarezza al fine di percepire attorno a sé sicurezza. La fermezza,😐 la coerenza e la sensatezza nel porre le regole fanno parte dell'amorevolezza. E il bambino lo sente.
"Bisogno di sapere se il genitore è sufficientemente stabile e forte". E' angosciante per il bambino avere un adulto fragile 😰che lui può comandare. Il bambino assume allora la parte di quello "forte", che decide ma senza aver esperienza e competenze😬. Avremo quindi un bambino che sebbene assuma atteggiamenti dispotici, dittatoriali e intimidenti nei confronti di un adulto debole, è un bambino in crisi.
"Bisogno di autonomia": sentire riconosciuto un certo grado (all’inizio piccolissimo) di autonomia (da subito, per esempio nel ritmo e nella durata della suzione). Se non vengono riconosciute le proprie competenze è possibile che, prima di disperarsi del tutto, cerchi di "forzare" l’adulto con dei capricci. 
"Bisogno di percepirsi come soggetto della propria vita". Il bambino ha bisogno che sia sistematicamente riconosciuto dagli adulti che si occupano di lui il valore del suo sentire, del suo pensare, del suo desiderare e del suo volere. 
Non è facile, ma sapendolo, si hanno più possibilità di reagire in modo adeguato
Che cosa fare quando i bambini fanno i capricci?
Può essere utile interrompere il contatto, per un breve tempo.
Ma una cosa, fra tutte, è fondamentale: mai mettersi al livello del bambino. Mai.
Anche quando è esasperato, il genitore deve ricordarsi di essere su un altro piano. Non è mai il caso di mettersi a litigare col bambino.
La relazione tra adulto e bambino non è paritaria. L'adulto ha dei compiti educativi.
Le regole standard che un genitore cerca di stabilire a tavola – e che il bambino può mettere in discussione con i capricci – sono (oltre a non guardare Tv o videogiochi): 
•          imparare a mangiare senza farsi imboccare; 
•          mangiare tutto ciò che c'è nel piatto (facendo porzioni di cibo adeguate e non eccessive); 
•          non giocare con il cibo o giocattoli; 
•          mangiare tutti i cibi proposti dal genitore, anche quelli meno desiderabili ma importanti per differenziare l’alimentazione; 
•          non alzarsi da tavola prima che il pasto sia concluso o il genitore dà il permesso di alzarsi.          
Per far rispettare queste poche e fondamentali regole l'adulto non deve far altro che armarsi di molta pazienza e guidare dolcemente il comportamento del bimbo. 

Quindi:
•          Imporre delle regole chiare e ragionevoli. L'osservanza delle regole dà ai bambini la sensazione di aver imparato a gestirsi e di aver accontentato i propri genitori e ciò fa nascere in loro sentimenti di autostima. (il potere del genitore; forza, stabilità e chiarezza del genitore).
•          Esprimere il vostro consenso e il vostro gradimento quando il bambino si comporta bene: se il bambino avverte che quello che fa da contentezza ai  suoi genitori, si sente gratificato e importante, e questo lo stimola a ripetere quel comportamento adottato. (far sentire il bambino riconosciuto, rispettarne l’autonomia).
•          Non impartire ordini rigidi e autorevoli (Mangia e zitto!) 
•          Non arrivare a contrattazione con il ricatto emotivo (Fallo per la mamma, ti prego). 
•          Non forzare e fare pressioni. L'eventualità che il bimbo possa mangiare di meno o addirittura saltare il pasto crea angoscia e genera fantasie catastrofiche ("Non mangerà, non crescerà, si sentirà male" e via dicendo). 
•          Non insistere perché l'ostinazione si può trasformare gradualmente in costrizione e mettere il bambino a disagio e impedirgli di sperimentare la sensazione del piacere che naturalmente dovrebbe accompagnare l'esperienza del pasto. 
•          Non infliggere punizioni perchè non sono un mezzo educativo efficace. 
•          Non ascoltate i consigli di parenti ed amici: voi soli conoscete vostro figlio come nessun altro può farlo. 
•          Non fare confronti con fratelli, sorelle o amici.
•          Non usare le minacce.
•          Non tormentatevi chiedendovi se state facendo le cose giuste e se siete dei bravi genitori.
•          Armatevi di tanta pazienza e vedrete che il tempo risolverà molti problemi. 
Le crisi di rabbia, oltre a rappresentare la frustrazione associata al non poter dare corso al proprio volere, nascondono bisogni, paure😱, ansie😨, disagi, gelosie del piccolo e che l’adulto dovrebbe cercare di decifrare. La classica situazione del bambino che ha una crisi al supermercato ci rimanda, per esempio, alla sua stanchezza, o alla sua fame o noia o bisogno di attenzione.

I  bambini, fino talvolta anche a 5-6 anni, tendono ad esprimere frustrazioni quindi attraverso il corpo e le lacrime. Questo meccanismo man mano che il bambino cresce ed acquisisce maggiori competenze verbali, sociali, cognitive ed emotive lascia il posto a modalità per noi adulti più “adeguate”.

Le crisi di rabbia rappresentano quindi una fase del percorso di crescita dei bambini e del loro sviluppo emotivo.

Ripeto: è fondamentale evitare il più possibile di giudicare e sgridare il bambino che esprime così il suo vissuto ma aiutarlo a calmarsi, rispecchiando le sue emozioni, infatti “l’esplosione di rabbia da parte del genitore potrebbe spaventare il bambino a tal punto da ridurre al minimo le probabilità che egli impari– T. B. Brazelton/J. D. Sparrow

Per supportare un bambino in questi momenti è utile utilizzare, quindi, il rispecchiamento emotivo. Per esempio:  “So che vorresti restare al parco perché ti stai divertendo… ora dobbiamo andare è ora di cena”. Nel momento in cui il bambino si mette a piangere, per esempio, si può dire: “Vedo che sei molto dispiaciuto perché dobbiamo andare via, ti capisco è bello giocare al parco…” dandogli un sostegno affettivo per aiutarlo a calmarsi, nella modalità che il genitore sa essere efficace per lui, possibilmente standogli vicino affinché il piccolo non si senta lasciato da solo in un momento di grande bisogno sul piano emotivo.
In certi casi è necessario aspettare che “la tempesta si plachi” e poi quando il bambino si è calmato, proporre anche una modalità alternativa accettabile di comportamento per la prossima volta. Per esempio: “Succede di arrabbiarsi è normale. Quando sei arrabbiato non puoi lanciare le macchinine. La prossima volta puoi fare….(oppure, se il bambino è un po’ più grande, gli si può dire: “cosa potresti fare la prossima volta?”). 
È importante aiutare e guidare il bambino a capire cosa prova e insegnargli anche strategie diverse di gestione della propria emotività: così, nel tempo, troverà altri modi per gestire la frustrazione, a suo beneficio presente e futuro.
Bisogna inoltre ricordare che dopo la crisi di collera, durante la quale si è gettato a terra o ha lanciato oggetti o ha urlato vomitato o altro, il bambino avrà bisogno della protezione forte e rassicurante di braccia amorevoli e va consolato ( T. B. Brazelton/J.D. Sparrow).
Infine parlatene con il vostro pediatra curante




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