ENCOPRESI
Cosa è:
L'encopresi è un disturbo
cronico caratterizzato dall'emissione involontaria ,e spesso inconsapevole,
delle feci. Solitamente si manifesta in seguito ad una stipsi cronica o quando
il bambino rifiuta consapevolmente di defecare e trattiene la popò. Se questo
rifiuto si protrae nel tempo il bambino perde lo stimolo alla defecazione per
cui può “perdere” le feci.
E' più frequente nei maschi (il
rapporto femmine/maschio è di uno a tre-cinque). Normalmente un bambino impara
a trattenere e rilasciare consapevolmente le feci entro i tre anni, se ciò non
avviene, si parla di encopresi primaria e può essere dovuta a diversi fattori,
dalla pigrizia alla necessità di un tempo più lungo per imparare a farlo.
L'encopresi secondaria invece si manifesta quando il bambino inizia a non
trattenere le feci pur essendo in grado di farlo.
Cause:
L’encopresi può avere cause anatomiche,
alimentari e/o psicologiche che si presentano in maniera diversa a seconda
dell'età (vedi sotto scala di levine). I sintomi fisici sono i più evidenti ma
non è da sottovalutare l'impatto psicologico, su tutto il nucleo familiare e
non solo sul bambino, del problema. I bambini che soffrono di encopresi possono
sviluppare ansia, senso di colpa e paura di essere scoperti e giudicati. Per
questi motivi alcuni tendono ad isolarsi
dagli altri ed a rifiutare di recarsi nei luoghi comuni come la scuola e le
attività sportive. Più raramente il bambino mostra un'apparente
indifferenza al sintomo o sviluppa comportamenti di dissimulazione o accumulo
(nasconde le mutande o conserva le feci).
In
alcuni rari casi il bambino sviluppa un approccio aggressivo mostrandosi
indifferente ai propri sintomi o mostrando gli indumenti sporchi con aria di
sfida. Il disturbo si manifesta generalmente nelle ore diurne
Le cause fisiche più
frequenti sono quelle associate al dolore alla defecazione. Le più frequenti
sono le ragadi o anomalie anali (per cui è necessaria la visita pediatrica e
spesso del chirurgo pediatra) . Tra le cause fisiche da escludere possono
esserci anche alcune anomalie dell’intestino come morbo di Hirschsprung o il Megacolon
angangliare.
Le cause alimentari derivano
da una errata alimentazione di base: poche fibre, troppi latticini e proteine,
troppi cibi raffinati e cibi spazzatura e pochi liquidi. Incide anche lo scarso
movimento fisico e cattive abitudini alimentari Le cause psicologiche più
frequenti (anche se in ogni caso si possono determinare conseguenze
psicologiche, come scritto qui sopra , più frequenti sono rappresentate dai
conflitti emotivi con i genitori, dalla paura della defecazione e da atteggiamenti troppo rigidi o di disorganizzazione
educativa, e a un bel “temperamento” del bambino).
Nella tabella di Levine (Levine: Pediatric clinic North
America 29, (2), 1982 le cause sono riunite sulla base del tempo di comparsa:
1) prima infanzia: costipazione infantile semplice,
eccessive preoccupazioni dei genitori, anomalie congenite ano-rettali o
intestinali, problemi ano-rettali acquisiti (ad es. ragadi);
2) età dai 2-3 ai 5 anni: addestramento alla
toilette eccessivamente aggressivo, o estremamente permissivo, defecazione
dolorosa persistente, paura o idiosincrasia della toilette;
3) prima età scolare: paura del bambino della
scuola, gastroenterite prolungata e grave, deficit dell’attenzione con scarsa
aderenza ai compiti (ad es. defecazione incompleta), intolleranze alimentari o
eccessiva nutrizione, stile di vita frenetico, stress psicosomatico. (tratto
da: http://www.ospedalebambinogesu.it/Portale2008/Default.aspx?IdItem=1228)
In ogni modo anche se i sintomi
fisici sono i più evidenti non va mai
sottovalutato l'impatto psicologico del problema, sia per il bambino che
per i genitori e i familiari.
Questi fattori infatti complicano la situazione soprattutto se da
parte dei genitori e o del pediatra si adottano comportamenti errati, inquisitivi,
repressori e a volte sembrano non
comprendere con chiarezza il senso di imbarazzo del bambino che tormentano con
domande o consigli inopportuni.
Diagnosi:
Una diagnosi precoce e tempestiva
del problema è fondamentale per evitare che la componente psicologica del
disturbo si radichi troppo a fondo nel bambino. Per avere una diagnosi occorre
valutare entrambi gli aspetti del disturbo. Dal lato fisico si esegue un esame
completo e se si ravvede la necessità una visita dallo specialista chirurgo
pediatra ed eventuali esami. Per valutare una encopresi dal lato psicologico
occorre osservare il bambino e prendere nota dei suoi comportamenti. Il bambino
con encopresi è un bambino solitario perché si vergogna di non riuscire ad
essere come gli altri. Una volta valutati entrambi gli aspetti del disturbo è
possibile quindi procedere con la diagnosi e la relativa terapia.
Terapia:
Sui problemi prettamente
fisici è sufficiente l'intervento del pediatra che prescriverà la terapia
farmacologica necessaria (per esempio fissurazioni o ragadi anali). Per i
disturbi legati all'alimentazione occorre mettere a punto una dieta specifica e
corretti stili di alimentazione (tra cui bere molto) associati ad attività
fisica per favorire una consistenza più morbida delle feci ed un miglioramento
del transito intestinale.
Per quanto riguarda l'aspetto psicologico del disturbo in caso di encopresi
primaria occorre intervenire anche sui genitori. Il pediatra può richiedere la
collaborazione di un pedagogista o di uno psicologo per educare tutto il nucleo
familiare alla gestione del problema ed alla sua soluzione. Nell'encopresi
secondaria invece occorre ricercare, insieme ad un esperto, le possibili cause
scatenanti del disturbo come la nascita di un fratellino, un lutto, la
separazione dei genitori o un traumatico inizio della scuola. I bambini sono in
grado di seguire un percorso di terapia mirata che porta alla soluzione del
problema in un tempo più o meno breve.
L’encopresi primaria richiede la collaborazione del
pediatra, neuropsichiatria, psicologo volta a fornire interventi correttivi
nell’ambito familiare e a volte una psicoterapia del bambino.
Nell’encopresi secondaria che ha talora una valenza
regressiva, reattiva ad un disagio correlato ad episodi che riguardano la vita
del bambino (separazione coniugale, nascita di un fratellino, ingresso al mondo
della scuola, lutti) è importante spiegare accuratamente il problema al bambino
e ai suoi genitori che dovrebbero essere informati del fatto che molti altri
coetanei hanno lo stesso problema; che non si tratta di una colpa e che seppure
con sforzo si può ristabilire completamente la normale funzione intestinale.
Prevenzione:
Benché si tratti di un
disturbo derivante da molteplici fattori è possibile tentare di prevenirlo.
Occorre nutrire correttamente i bambini attraverso una alimentazione ricca di
frutta e verdura e prevenire le ragadi con l'utilizzo di una crema emolliente
tutte le sere. Dieta varia, bere tanto e favorire il movimento (c sono anche
bambini piccoli pigri). Evitare di
introdurre l'educazione al vasino prima dei due anni e lasciare che sia
il bambino stesso a chiedere di poterla iniziare. Non forzare i bambini a
togliere il pannolino prima del tempo per non generare ansia da competizione
con gli altri. E' normale per un bambino piccolo non riuscire a trattenere le
feci ed è altrettanto facile che, pur avendo imparato a farlo, possano esserci
delle ricadute. Non bisogna mai umiliarli o punirli ma è importante aiutarli a
raggiungere l'obiettivo con alcune semplici regole come il sedersi sul vasino
tutti i giorni agli stessi orari (l'ideale è dopo i pasti).
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