Cari tutti
In questi giorni ho visto due mamme gravemente maltrattate
da operatori sanitari e non. Mamme tristi, deprivate di sonno,
colpevolizzate, avvilite nel loro essere
mamme in un momento della vita delicato e che dovrebbe essere bello: la nascita
di un figlio.
E’ un periodo delicato in quanto la mamma è stanca e esiste
anche la depressione post partum ma alcuni, operatori sanitari e non, vicini e
amici e parenti focalizzano l’attenzione solo su una cosA: se allatti sei una
buona mamma, se non allatti no.
Già se una mamma non allatta si colpevolizza, figuriamoci se
coloro che dovrebbero aiutarla la colpevolizzano. Mamme che piangono dicendo
che non sono mamme che non riescono a produrre latte, che debbono attaccarsi il
bambino per 24 ore al giorno, tirarsi il latte, pesare il bambino ecc.ecc.
SMETTIAMOLA: come pediatra non posso che essere un fautore
del latte di mamma…se c’è, se la mamma sta bene, se il bambino cresce, se la mamma
ha un minimo di supporto famgliare e di affetto e altro. Invece succede che se
una mamma ha dei problemi..la si copevolizza anche.
Mamme avete ill atte datelo fino a 6 mesi almeno, se potete
anche fino a 1 anno e anche oltre ma, care mamme maltrattate e cari
maltrattanti, moderate i vostri giudizi e pareri se una mamma non allatta
Una pubblicazione recente: con una revisione sull’allergia
alimentare uscita sulla famosa Rivista Internazionale Lancet (Longo
G, et al. IgE-mediated food allergy in children. Lancet 2013;382:1656-64)
ha posto in risalto alcuni concetti rivoluzionari rispetto ad alcuni
comportamenti sull’allergiatra cui: L’allattamento al seno esclusivo e
prolungato non previene l’allergia e così neanche la somministrazione di
(costosi) latti speciali;
NON
ALLATTO E ALLORA??
LA MAMMA
HA SEMPRE RAGIONE RICORDATE????
COME ESSERE BUONI GENITORI? Cerchiamo di essere noi
stessi e non il genitore idealizzato, finto. Un luogo comune per la madre
???: “Per essere una buona madre si deve allattare il bambino al
seno”!!!! (vedete qui sotto un articolo di una Rivista: EVITATE LE
ESAGERAZIONI E DUE TESTIMONAINZE DI MAMME) UN BUON GENITORE NON SI GIUDICA DAL
FATTO SE ALLATTA O MENO, né da come partorisce , né da altro….Si diventa bravi
genitori con il tempo, a volte anni man mano che imparate a conoscervi e
rispettate questi punti (Hogg).
IN questo periodo ho visto varie mamme MALTRATTATE. Ma
non parlo di violenza alle donne fisica ma di mamme "normali"
maltrattate da persone "normali" (magari mamme, nonne o papà) sul
tema dell'allattamento al seno!!!!!
Come pediatra non posso non sostenere la bontà dell'allattamento
al seno (LEGGETE POST SUL TEMA QUI:http://ferrandoalberto.blogspot.it/search?q=SENO)
ma non facciamo gli integralisti per favore!!!! Alcune donne che pur avrebbero
voluto allattare con tutto il cuore non ci riescono. Succede e per vari, seppur
non frequenti motivi. Alcune donne hanno tanti e tali problemi per cui non
riescono ad allattare serenamente, anzi 'allattare diventa l'ultimo dei loro
problemi (ragazze giovani senza marito, dipendenze di vario tipo, povertà,
solitudine, mancanza di aiuti dcc. dcc.). Cosa fa la maggio parte della gente
NORMALE??? CRITICA, GIUDICA, COLPEVOLIZZA una mamma che dopo la gravidanza
magari è un pò giù se non al limite della depressione. Già una mamma si
autocritica, si mette in gioco. Pensateci quando vedete una mamma prima di dire
con la faccia preoccupata "Che peccato!!", "Insisti",
" se non "Perchè non vuoi allattare?" magari accompagnata da
altre perle di saggezza tipo "Vedrai che si ammala se non dai il tuo
latte" o "Diventerà allergico". Cari Genitori una gran
cosa è il RISPETTO degli altri e da parte dei genitori nei confronti
del bambino. PER RISPETTARLO RISPETTATEVI E FATEVI RISPETTARE.
- Siate
consapevoli che è un individuo unico(NON è come l’idealizzato figlio
della vostra amica o come altri bambini: è il VOSTRO figlio)
- Parlate
CON lui e NON a LUI (la comunicazione è bidirezionale)
- Ascoltate
e, se necessario, soddisfate i suoi bisogni (sia detti a parole che in altri
modi. Non vuol dire che dovete soddisfare TUTTO quello che chiede).
Caro dottore,
Sono la mamma di Davide e Alessia 4 anni
e 4 mesi rispettivamente. In questa mail proverò a riassumere la mia esperienza
sull'allattamento innanzi tutto per ringraziarla del suo sostegno soprattutto
morale e poi per offrirle, se crede utile, qualche spunto in caso si trovasse
ad affrontare l'argomento con gli "irriducibili" dell'allattamento al
seno.
Quando è nato Davide nel 2006 in ospedale
mi hanno detto di attaccarlo il più possibile, lui era da subito molto vorace e
quindi sin dal primo giorno stava attaccato al seno praticamente di continuo.
Al secondo giorno ho iniziato ad avere ragadi ai capezzoli che sono velocemente
peggiorate. In pochi giorni i capezzoli erano ricoperti completamente di
croste, nonostante un male davvero forte ho continuato ad attaccare Davide ogni
volta che voleva anche se lui finiva per ciucciare sangue misto al poco latte
che avevo, e quando riuscivo a staccarlo iniziava a piangere dalla fame. Ho
fatto due rientri in ospedale per farmi consigliare e a parte lo sgomento
iniziale delle ostetriche quando vedevano il mio seno le istruzioni erano
comunque attaccare sempre il più possibile per cercare di fare venire il
latte e usare il tiralatte. Riassumendo usavo il tiralatte per
sbloccare il seno dalle croste, attaccavo Davide per un sacco (mentre piangevo
dal dolore) e poi tiravo ulteriormente il latte con il tiralatte mentre spesso
qualcuno dava un biberon a Davide che altrimenti urlava per la fame. Risultato,
dopo 10 giorni di sofferenza e pianti per sentirmi una mamma inadeguata,
niente montata lattea e una mastite ho deciso di interrompere l'allattamento
per passare esclusivamente all'artificiale. Da quel giorno finalmente mi sono
goduta Davide, il momento della pappa e tutte le coccole che seguivano.
Dopo 4 anni è nata Alessia e da subito avevo
deciso di "non ricascarci" e di fare allattamento al seno solo se
fosse andato tutto bene subito. In ospedale ho trovato un atteggiamento
"un po' meno talebano" e visto che anche questa volta al secondo
giorno iniziavo già ad avere le ragadi mi è stato suggerito dalle ostetriche
del nido di attaccare un po' meno Alessia e in caso offrire un po' di
biberon almeno finchè non avessi avuto latte a sufficienza.
Benissimo, peccato che quando ho fatto la visita
dal neonatologo dell’ospedale dopo pochi giorni dalla dimissione in modo
piuttosto brusco mi è stato detto che così sarei andata in autoinibizione e che
quindi dovevo attaccare Alessia per una ventina di minuti da un seno, svuotate
l'altro con il tiralatte per cercare di aumentare la mia produzione di latte
non ancora sufficiente. Il tutto senza chiedermi il mio parere, o informarsi
sui miei ritmi a casa, sulla possibilità di aiuti da famigliari e soprattutto
sulla presenza di un fratellino visto che in quel momento per me la cosa più
importante era non sottrargli tempo e attenzioni.
Nonostante le mie convinzioni iniziali, e per
colpa forse anche degli ormoni che nei giorni seguenti al parto fanno
"strani scherzi", sono riuscita di nuovo ad andare in crisi
convinta di avere sbagliato tutto. Per fortuna mio marito è stato molto
deciso, dopo due giorni avevamo appuntamento con lei e così lui mi ha detto
aspettiamo di sentire cosa dice il pediatra curante visto che di lui ci fidiamo
forse sapendo già quale sarebbe stato il suo consiglio..."la cosa più
importante è che la mamma sia serena!" E così è stato.
Ha lasciato la scelta a me su come proseguire
con la tranquillità che in ogni visita riesce a trasmettermi. Ho continuato con
allattamento misto fino ai tre mesi di Alessia e soprattutto finchè ha voluto
lei, e sono passata completamente al L.A. appena ha dimostrato di non gradire
più il mio latte.
Da questa mia esperienza personale vorrei
sottolineare come troppo spesso mi sembra vengano solo elogiati i vantaggi
(indiscutibili) del latte materno senza un adeguato sostegno psicologico della
mamma che invece può incontrare varie difficoltà all'inizio dell'allattamento e
in generale nella cura della nuova creatura. E mi sembra che in questo vada
anche tenuto conto come la degenza post-parto in ospedale sia sempre più
ridotta, cosa che se da una parte credo permetta notevoli tagli alle spese
sanitarie di certo non aiuta la mamma nei primi giorni di vita del nuovo
arrivato.
Mi scuso per la lunghezza della mail, ma
spero di essere così riuscita a trasmettere la mia esperienza e la ringrazio
ancora per il suo continuo supporto.
Una mamma davvero felice
"nonostante" o meglio "grazie" al latte artificiale e a un
buon pediatra che non si occupa solo dei bambini ma anche di chi c'è
intorno.
A proposito di latte….
Ho 39 anni, quattro figli, un marito, la casa e la famiglia da
gestire, inoltre, lavoro in ospedale …
Quando tre mesi fa è nato Tommaso, l’ultimo dei quattro, come
già in passato, mi sono cimentata nella mansione di neo mamma a tempo
pieno!
Emotivamente mi sentivo più consapevole e più tranquilla,
rispetto alle volte precedenti, su come dover gestire un piccolo di pochi chili
nei gesti quotidiani; tuttavia ricominciare e, soprattutto, imparare a
conoscere quel nuovo esserino , mi ha, una volta ancora, messa alla prova!
Ho fin da subito allattato al seno …
Perché allattare è un’ esperienza davvero unica, di grande
incontro emotivo tra madre e figlio …
Perché allattare è necessario per la buona salute del lattante
visto che questo alimento risulta essere il più completo per i piccoli …
Perché allattare è pratico ed immediato ( pronto in
ogni momento, caldo al punto giusto!)…
Perché allattare ha costo “zero” rispetto a quelli elevati
con i quali il latte artificiale viene proposto sul mercato …
Nonostante i numerosi vantaggi che fino ad ora ho
elencati, allattare al seno rimane, a mio avviso, un’ esperienza che
procura grande ansia emotiva (a poche ore dalla poppata al primo pianto si ci
chiede: avrà fame ? Sarà bastato il latte?...) e una grande fatica fisica ( il
piccolo deve essere seguito unicamente dalla madre che non può avere
“sostituti”)
In questi primi tre mesi ho allattato in condizioni limite
( durante riunioni di classe, in coda in macchina ferma in ingorghi cittadini
all’uscita dalla scuola, nel corso di recite scolastiche, saggi di danza, cori
o rappresentazioni teatrali …).
Oggi, stanca, direi quasi stremata, dopo aver perso sette chili,
alla soglia dei 40 chili di peso, con gli occhi segnati ed il viso scavato, sto
per accettare il “gradito aiuto” in questa mia mansione di mamma mucca (come
scherzosamente mi chiamano in casa) da parte del tanto additato latte
artificiale!
Ed è per questo che sorrido alle parole di tutti gli esperti
del settore che con tono minaccioso impongono alla donna l’allattamento al
seno a oltranza…
Sorrido a tutti quei manuali, opuscoli o protocolli
ospedalieri nei quali veniamo inquadrate come fabbricatrici di latte sempre
ed a ogni costo…
Urlo invece a gran voce un “EVVIVA” al Pediatra dei miei figli,
il quale pare non dimenticare mai che, per prima cosa, la mamma è una
persona con dei limiti di stanchezza fisica ed emotiva, come tutti…
Per questo, tutte le volte in cui mi sono trovata nella
situazione di dover dichiarare di essere al limite delle mie forze, col sorriso
sulle labbra, abbassando lo sguardo al di sotto degli occhiali e quasi
ammiccando, mi sono sentita rispondere:
“ una
mamma felice e serena alleva figli felici e sereni…”
E sapete… ha proprio ragione, perché ogni volta
che sorrido… i miei figli sorridono con me!!! Rossana
La mia esperienza risale ormai a tredici anni fa, ma la ricordo ancora come uno degli eventi che hanno segnato di più il periodo successivo alla nascita di mio figlio.
RispondiEliminaAnche io avrei desiderato tanto allattarlo al seno.
Sono arrivata alla prima gravidanza e al parto alla soglia dei quarant'anni, dopo un aborto spontaneo seguito da molti anni di tentativi falliti.
In ospedale, quando ci portavano i bambini per la poppata, mio figlio era l'unico che non piangeva, anzi, se la dormiva saporitamente, anche una volta attaccato al capezzolo. Probabilmente i suoi ritmi erano diversi da quelli dell'ospedale, e credo che per rispettare gli orari gli venisse somministrato qualcosa per placare il suo appetito non irregimentato... fatto sta che la montata lattea non arrivò.
Con mio grande sconforto, vedevo le neo mamme più giovani schizzare latte da ogni poro, e da lì ad attribuire la causa della mia "inefficienza" alla mia età più avanzata il passo fu immediato.
A casa, provai per un mese ogni espediente possibile per favorire una produzione più abbondante, dalle spugnature bollenti (in agosto!), alla birra (che non avevo mai bevuto e non mi piaceva...), alle tisane che promettevano miracolose produzioni da centrale, al tiralatte (conservando come oro il poco che riuscivo a estrarmi per la poppata successiva, e col risultato che ogni poppata era uno strazio, tra prove di attaccare mio figlio al seno, giunta di latte tirato, giunta di latte artificiale...).
L'unico risultato apprezzabile di questo supplizio ripetuto più e più volte al giorno fu quello di farmi sentire in colpa per non essere una madre adeguata, e di sprofondarmi in una depressione.
E infine, last but not least, di farmi riprendere a fumare.
Ora attribuisco il mio fallimento all'incoerenza e alle contradditorietà di un sistema che da un lato, a parole, spinge le mamme ad allattare al seno, ma dall'altro non crea le condizioni per cui questo possa realizzarsi, sostituendosi alle madri proprio nella prima e più delicata fase dell'allattamento.