Cosa sapere
Il pianto del bambino crea, soprattutto nei primi periodi
della vita, uno stato di agitazione perché ed è difficile da interpretare. Solo
con il tempo, e l’esperienza, i genitori imparano a capire le varie tipologie
di pianto e a intervenire. E’ importante tener conto che il pianto è l’unica
forma di comunicazione che il bimbo, nei primi mesi di vita, ha per comunicare
con il mondo esterno.
Cause di pianto
Cambiano a seconda dell’età, nel bambino grande la causa
predominante è il dolore seguito da tristezza. Nel bambino piccolo le cause
sono più numerose perché non potendo comunicare in altro modo, comunica con il
pianto:
- Dolore
(vedi capitolo)
- Tristezza
- Fame
- Sete
- Sonno
- Stanchezza
- Bisogno di
coccole
- Paura degli
estranei
- Paura di
essere abbandonato
Indipendentemente dalla causa del pianto ci sono alcune cose
che vanno ricordate e fatte:
• Cercate di
mantenere la calma e non fatevi prendere dall’agitazione.
• Cercate di
consolarlo parlandogli dolcemente, coccolatelo e rassicuratelo con la vostra
presenza.
• Provate a
cambiargli posizione.
• Verificate
se ha caldo o freddo: se è sudato o se ha mani e piedi freddi.
• Controllate
se qualcosa lo infastidisce (pannolino sporco, vestiti stretti, naso chiuso).
• Massaggiategli
il pancino in senso orario per favorire l’eliminazione dell’aria.
Esiste inoltre un’ampia variabilità da bambino a bambino: i
bambini sono diversi l’uno dall’altro: alcuni piangono molto frequentemente,
altri, al contrario, quasi mai.
Ogni età ha il suo “codice”
Con il pianto il bambino richiama l'attenzione dei genitori
per richiedere nutrimento, aiuto, protezione e conforto.
Dopo i primi 4-6 mesi il bambino impara a comunicare con
altri mezzi.
Dalla nascita al 6° mese un bambino in media piange al
giorno da 1 a 3 ore anche se esistono bambini che non piangono quasi mai e
altri che superano ampiamente le 3 ore.
Le cause più frequenti fisiologiche sono:
Dopo i 6 mesi
Il pianto è indotto non più soltanto da motivi fisici (fame,
dolore, desiderio di contenimento), ma anche da cause psicologiche che derivano
dalle nuove esperienze che il bambino compie man mano che conquista
l’autonomia. Dai 7 ai 18 mesi il bambino può piangere per paura (degli
estranei, dell’abbandono), mentre dai 18 ai 24 mesi il pianto può esprimere
crisi di collera (aggressività), ma anche timore di sbagliare.
Con il passare dei mesi, il pianto diviene meno importante
come “linguaggio”, perché il bambino impara a far capire agli adulti i propri
“messaggi” con altri sistemi di comunicazione.
Cosa fare
• Cercare di
capire la causa del pianto e, se individuata, agire sulla causa. Se è il dolore
applicare la terapia farmacologica e non farmacologica del dolore (vedi
capitolo Dolore pag. . ..). Per il pianto del lattante utilizzare il sistema
delle 5S.
• Mantenere la
calma.
Soluzione per calmare il pianto dei lattanti :
le "5 S” (Harvey Karp)
- Swaddling:
avvolgerlo in una coperta o fascia.
- Side/Stomach:
sul fianco. Se il bambino viene girato su un fianco o sulla pancia, è molto più
facile calmarlo (ma non va fatto dormire in questa posizione per evitare rischi
di soffocamento).
- Shushing:
Quando è nell’utero, il bambino non è avvolto dal silenzio ma da un rumore
particolare (simile al sibilo usato per zittirlo, “sshhh!”) d’intensità pari a
quello di un aspirapolvere in funzione. E ascoltare rumori simili a quelli che
udiva nel ventre materno, aiutano il bebè a dormire. Il consiglio è quindi
quello di utilizzare, per il primo anno di vita, il rumore bianco per calmarlo:
su qualsiasi smartphone ci sono app che lo riproducono, e i file mp3 di rumore
bianco si possono facilmente trovare anche su Internet.
- Swinging:
cullarlo con un’oscillazione che dev’essere di circa tre centimetri senza che
diventi uno scuotimento, movimento che invece è molto pericoloso per i piccoli.
- Sucking:
succhiare. Ai neonati piace succhiare, Per farli addormentare, quindi, spesso
basta allattarli, o usare un ciuccio.
Cosa non fare
• Agitarsi,
perché si crea un circolo vizioso. Se il bambino piange e chi è intorno a lui
si agita, il pianto si aggrava.
• Sgridare il
bambino dicendo di smetterla.
• Ignorare il
bambino.
• Urlare.
• Litigare tra
marito e moglie.
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