ASILO (E
ASILO NIDO) PRO E CONTRO
La
cosa importante è che i genitori che affidano il loro piccolo al nido per
tante ore, non perdano l'abitudine di stare con lui a giocare, parlare,
leggere fiabe : al piccolo per lo più non interessa essere scarrozzato in
giro il sabato e la domenica ma piuttosto esercitare con i suoi quella
capacità di socializzazione che sta acquisendo in comunità.
E’
meglio trascurare i dettagli di una casa piuttosto che perdere o non
coltivare la capacità di comunicare. Si rischia di trovarsi poi con un
adolescente che non si conosce.
l'asilo
come tutte le cose ha dei pro e dei contro, anche quì si
tratterà di valutare caso per caso se il vantaggio di una precoce
socializzazione non porti a pagare un prezzo troppo alto in termini di
infezioni e malattie".
La socializzazione comporta un formidabile
carico antigenico (contatto con i germi) , che, se da una parte può
comportare una maggiore frequenza di patologie (si badi, non gravi) a
carico delle vie respiratorie o gastrointestinali, dall’altro accelera il
processo di “apprendimento immunologico” ed in definitiva un rafforzamento
delle difese immunitarie.
Quindi andare all'asilo nido prima, facilita una
maggior frequenza di infezioni non gravi per unità di tempo ed accelera la
memoria immunologia. Andare al nido più tardi, induce una memoria
immunologica meno rapida, ma espone a minor frequenza di malattia
nell'unità di tempo.
Si può sintetizzare tutto dicendo che, in linea
di massima, la precoce socializzazione in genere è associata ad un maggior
numero di infezioni del bambino che, in genere, non sono gravi e non
creeranno alcun problema di salute nel futuro. Il contatto con altre
persone e in un ambiente chiuso e caldo (spesso eccessivamente) comporta
una specie di “vaccinazione continua”.
D’altronde l’asilo favorisce lo sviluppo di una
socialità in quanto gli stimoli che arrivano al bambino determina una
anticipazione delle acquisizioni psicomotorie e di molte attività motorie e
più fini (giochi, lettura ecc.)
Asilo
o baby-sitter o nonni?
Spesso viene fatta questa domanda al pediatra.
Non è possibile dare una unica risposta in quanto, in linea di massima, è
meglio per il bambino una scuola materna dai 3 anni in su per la prevalenza
dei vantaggi di tipo psicologico e sociale sugli aspetti organici. Da i 3
anni in poi i bambini si ammalano di meno di quanto non si ammalino nei
primi tre anni.
Il discorso dell’asilo nido deve tenere conto di
un altro fattore: lo scarso numero degli asili nido pubblici, il costo non
irrilevante, per molte famiglie, degli asili nido privati, l’alta frequenza
delle malattie nei primi anni di vita.
Il consiglio ideale sarebbe quello di far stare
il bambino nei primi tre anni con i genitori, magari organizzandosi tra
famiglie (anche con l’aiuto del Comune http://www.comune.genova.it/sociale/infanzia/welcome.htm)
per far stare insieme i bambini, portandoli all’aperto se possibile o
mettendoli insieme in casa di una famiglia
a turno. Se i genitori lavorano entrambi ricorrere all’aiuto dei
nonni che, da un punto di vista affettivo, per la continuità di cure
amorevoli, soprattutto se sono in gamba e disponibili a tenere il bambino,
rappresentano una soluzione migliore della baby sitter.
Esistono comunque tante eccezioni. Ci sono baby
sitter eccezionali e chi le trova se le tenga ben strette.
La
scelta dell’asilo nido non esclude comunque il ricorso ai nonni o a baby
sitter soprattutto per quei bambini che si ammalano “in continuazione”.
Controindicazioni
all’asilo, terapie immunostimolanti
Innanzitutto non esiste una controindicazione
assoluta alla frequenza dell’asilo nido o della scuola materna. Anche
bambini affetti da patologie croniche possono frequentare gli asili, anzi
alcuni bambini affetti da piccoli deficit motori o psicologici traggono un
notevole beneficio dalla frequenza dei coetanei. In casi simili, anzi, la
frequenza dell’asilo nido e della scuola materna può rappresentare una vera
e propria terapia più utile anche di interventi medici.
In taluni casi, se il bambino si ammala con una
certa ricorrenza di patologie di una certa gravità (bronchiti, otiti
“importanti”) può essere utile tenere il bambino lontano dagli asili per un
periodo di tempo, anche di alcuni mesi, e, se possibile, portarlo anche a
fare un cambio di aria in località salubri, con aria pulita e lontano
dall’inquinamento. Vanno bene la montagna ma, anche la campagna o il mare;
l’importante è far stare tanto il bambino all’aria aperta e lontano
dall’inquinamento e dai locali chiusi surriscaldati e frequentati da molta
gente.
Ricordate sempre di evitare ai bambini i danni
da fumo che possono aggravare o facilitare le malattie delle vie
respiratorie.
Esistono varie terapie “preventive”, cioè
terapie che si danno per evitare che il bambino si ammali. Esistono tanti
rimedi naturali sia fitoterapici (erbe) che omeopatici. Esistono
altrettanti rimedi a base di farmaci. La domanda che viene posta è:
funzionano o non funzionano? La risposta, come quasi sempre in medicina,
non è una sola. Alcuni bambini sembrano trarne un notevole beneficio, altri
si ammalano come prima , più di prima. Non esiste il farmaco
“immunostimolante” ideale. La letteratura e la ricerca medica non è riuscita
ad arrivare a conclusioni definitive, certe e valide per tutti. E’ comunque
stata dimostrata una certa efficacia di questi farmaci. Possiamo solo dire
che la terapia immunostimolante deve essere valutata dal pediatra curante
in base alle caratteristiche individuali del bambino ed in base a
considerazioni di tipo economico, sociale e familiare.
Alcuni di questi farmaci hanno un costo
notevole, sono a carico della famiglia (nessuno è “mutuabile” cioè passato
dal Servizio Sanitario Nazionale).
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