domenica 9 dicembre 2012

LE BASI DI UN’EDUCAZIONE SUFFICIENTEMENTE BUONA


CARI Genitori
Vi ho già presentato il libro (L'Essenziale per crescere) del pedagogista  Daniele Novara (direttore del CPP Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza) che avete avuto l'opportunità di conoscere il 24 novembre quando era venuto a Genova il 24 Novembrein occasione delle iniziative della Università dei genitori - Mondo in Pace  Caritas. TROVATE A QUESTO LINK ALTRE NOTIZIE: http://ferrandoalberto.blogspot.it/search?q=ESSENZIALE 
Vi spedisco, con il permesso dell'autore, alcune semplici regole per i nostri figli a seconda della loro età. SEMPLICI, SINTETICHE E FONDAMENTALI che vi verranno spedite a "puntate". Anticipo che con l'anno nuovo , salvo cambiamenti dell'ultima ora, ci sara' una riduzione della attività  e limitazioni del blog e del sito.
Buona lettura
Alberto Ferrando

IL PRIMO ANNO DI VITA: La devozione
L’obiettivo dell’educazione è l’autonomia: trarre fuori dal bambino e dalla bambina le potenzialità e le capacità che consentiranno loro di affrontare la vita con tutte le proprie risorse.

Come si raggiunge l’autonomia? Ogni fase della vita infantile ha delle sue caratteristiche peculiari quindi occorre far riferimento a principi educativi diversi a seconda dell’età. Quello che vale per un bimbo di 3 anni è completamente diverso da quello che occorre a un ragazzo di 11, 12 o 13 anni, ma le differenze sono abissali anche tra i 3 e i 7 anni.
Quando si parla di bambini è molto importante essere precisi sull’età, perché se si vuole crescere dei figli autonomi occorrerà modulare diversamente l’educazione e far riferimento a principi basilari specifici.
 IL PRIMO ANNO DI VITA: La devozione
Come ha scritto il grande medico e psicoanalista inglese Donald Winnicott (E AGGIUNGO, CON ORGOGLIO, PEDIATRA): “il primo anno di vita deve essere di autentica devozione verso il neonato”. Quindi la cosiddetta mamma sufficientemente buona deve essere sufficientemente disponibile.
Dal punto di vista biologico il neonato nasce prematuro: è completamente dipendente dai genitori. In natura non esiste un’altra specie animale che abbia bisogno di un così lungo periodo di accudimento dopo la nascita: dopo i nove mesi nel pancione, il bambino deve ancora completare la sua maturazione. Occorre tener conto di questa sua profondissima immaturità e aver presente che il contatto con la mamma è come il prolungamento, all’esterno, della vita intrauterina. Serve molta disponibilità perché il bambino possa trovare accoglienza e risposta a quei bisogni che da solo non può soddisfare.
Questi sono i mesi in cui si sviluppa il cosiddetto attaccamento primario: un’esperienza di relazione, la prima dell’esistenza, così profonda e importante, che sarà alla base di tutti i rapporti di fiducia, amicizia e amore della vita.
Perché il neonato acquisisca sicurezza è fondamentale il contatto pelle-pelle, guardare negli occhi il bambino durante l’allattamento, trasformare i momenti di accudimento in momenti di scambio relazionale e affettivo.
Anche le parole hanno notevole valore. Il linguaggio deve essere il più vario e articolato possibile, e andrebbe evitato il modo “infantilizzato” (le lallazioni) con cui spesso ci si rivolge al bimbo.
È importante che l’attaccamento primario si sviluppi verso la madre, non verso il padre. Dal punto di vista psicologico un allontanamento della procreatrice biologica (la madre) dall’accudimento primario del figlio è incomprensibile: togliere o limitare il ruolo primario della mamma potrebbe creare degli scompensi.
Il primo principio basilare dell’educazione è quindi questo: nel primo anno di vita l’accudimento del bambino deve essere affidato primariamente alla madre, il padre deve solo essere d’aiuto.

Durante il primo anno di vita del bambino non occorrono componenti pedagogiche a carattere normativo. Il bambino non fa capricci, non vuole provocare o disturbare. Se non dorme di notte, ad esempio, non è perché vuole tenere svegli i genitori: in questa fase è molto importante mettersi in ascolto del piccolo, sintonizzarsi con le sue esigenze per individuare le cause del disagio e offrire una risposta positiva.

AGGIUNTA DI FERRANDO
AGGIUNGO CHE LA MADRE DEVE ESSERE CORRETTAMENTE SUPPORTATA, AIUTATA E NON STRESSATA, COMPRESA MA NON OPPRESSA, VALORIZZATA E NON COLPEVOLIZZATA (LA MAMMA HA SEMPRE RAGIONE DICO DA ANNI E DEVE AVERE FIDUCIA IN SE STESSA)...E SE INSORGE QUALCOSA CHE NON VA...COMPRESA E COMUNICARE in famiglia, comunicare con il pediatra. Quanto scritto sopra è verissimo e validissimo ma esistono delle situazioni in cui "qualcosa" non va e di cui non ha colpa nessuno e finisce che poi ognuno ha delle colpe. La situazione più frequente di cui si deve sapere l'esistenza è la depressione che NON è colpa di nessuno ma tanto meno di chi è depresso. Tornerò sul tema.
 A breve:
IL SECONDO E IL TERZO ANNO DI VITA: I divieti
IL QUARTO E IL QUINTO ANNO DI VITA: L’autonomia
DAI 6 AI 10 ANNI: Le regole
LA PREADOLESCENZA (DAGLI 11 ANNI): Allontanarsi dai genitori
L’ADOLESCENZA: L’importanza dei riti

1 commento:

  1. vorrei ringraziare per tutte le interessanti informazioni che arrivano da blog e sito. Spero che la riduzione dell'attivitá non sia troppo drastica... mi mancherebbe una fonte preziosa!

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