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martedì 1 dicembre 2015

NEOFOBIA. MIO FIGLIO NON MI MANGIA

NEOFOBIA. MIO FIGLIO NON MI MANGIA
Tratto dal libro "Come crescere mio figlio" http://www.amazon.it/crescere-figlio-genitori-risposte-pediatra/dp/886895107X/ref=zg_bs_5329313031_6
Dal 12 ° mese, e più frequentemente dal 15 °-18 ° mese con acme ai 2 anni di vita alcuni bambini (oltre il 20%, più frequentemente maschietti) manifestano una resistenza ad assaggiare alimenti che non conoscono arrivando a rifiutarsi di assaggiare e mangiare cibi non conosciuti in precedenza. 
Questo comportamento è il retaggio di un adattamento evolutivo a un ambiente ostile che ha permesso ai nostri antenati bambini che iniziavano a “esplorare”ambienti pieni di pericoli alimentari (erbe velenose, alimenti deteriorati, per esempio) di sopravvivere; il rifiuto di alimenti che non erano già stati registrati durante i primi mesi, sotto la tutela materna, era una garanzia per la sopravvivenza. 
In linea con questo programma genetico, sviluppatosi nel corso di millenni e a tutt’oggi conservato, la neofobia è minima nei primi due anni di vita, cresce durante tutta la prima infanzia, per poi diminuire gradualmente con l’avvicinarsi dell’età adulta. 
Ecco perché i primi periodi di vita sono importantissimi per abituare il bambino ai diversi sapori e per fargli conoscere il maggior numero possibile di nuovi alimenti. Nel corso del terzo anno di vita, la maggior parte dei bambini neofobici entra in una fase durante la quale l ` introduzione dei nuovi cibi diventa sempre più difficile, se essi non hanno avuto modo di assaggiarli in precedenza. È fondamentale perciò far fare al bambino una precoce esperienza, a partire dalla gravidanza (i “sapori”dell’alimentazione materna percepiti mediante il liquido amniotico), continuando con l’allattamento e completando l’esplorazione degli alimenti durante la fase dello svezzamento. Importante, contrariamente a quanto si credeva in passato, introdurre tutti i tipi di alimenti. 
Quando scatta la neofobia i genitori reagiscono spesso in due modi: 
1) evitano di ripresentare l’alimento; 
2) cercano di convincerlo con promesse, teatrini, regali ecc. 
Entrambi questi atteggiamenti sono errati. Vediamo perché. Se vogliamo che il bambino mangi di tutto è meglio proporre con pazienza il cibo che non vuole almeno 7-8 volte prima che lo accetti in modo stabile. Utile, inoltre, osservare gli altri mangiare il cibo che rifiuta, senza atteggiamenti esagerati tipo “Ummmhh che buono!”guardandolo. Facendo così vi smascherate e non siete credibili, anzi, ottenete il contrario. Cercare di convincere un bambino a mangiare in cambio di un premio si è rivelato controproducente: in 9 bambini su 10 la preferenza verso quell’alimento diminuisce o rimane per lo più invariata. 
È molto importante anche come viene vissuto in famiglia il momento del pasto: bisogna cercare di consumare i pasti insieme a intervalli regolari in un clima sereno, evitando critiche e discussioni a tavola. E via la televisione dalla cucina. Nonostante questi accorgimenti ci sono dei bambini particolarmente impegnativi che mangiano veramente poco (e altri che sono dei piccoli bidoni “aspiratutto”che mangiano tutto in quantità eccessiva). Alcune mamme quando vanno dal pediatra dicono: “Aiuto dottore, non mi mangia”. Consiglio la lettura dell’articolo seguente, tratto dal BLOG www.ferrandoalberto.blogspot.it e dal sito www.ferrandoalberto.eu. Dottore mio figlio “non mi mangia”. Questa è una frase usata da alcune



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