MIO
FIGLIO E’ UN CAMPIONE ma non vince se vince solo la gara. Ovvero benefici e rischi dello sport
Praticare uno sport nel
periodo dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche in età adulta comporta
benefici fisici, psicologi e relazionali.
Lo sport, infatti, può
svolgere un ruolo importante nella costruzione di una positiva immagine di sé,
di una disposizione ottimistica verso il futuro, favorendo la socializzazione e
facilitando le relazioni amicali e quelle con adulti capaci di offrire dialogo,
comprensione, aiuto.
Inoltre, può rendere
capaci le persone di rispetto di codici e norme, di scambi efficaci con gli
altri e di reciproco aiuto.
Perché le potenzialità
dello sport si realizzino è necessario che gli allenatori, i genitori, i
dirigenti sportivi e gli atleti stessi si impegnino a fare della pratica
sportiva un insieme di esperienze positive, felici, edificanti.
Nella cultura sportiva il
traguardo, la vittoria ed il successo sono obiettivi da ricercare senza
imbrogli, senza barare, senza essere scorretti e danneggiare l'avversario. E'
una cultura che, nella profondità dei valori etici che promuove, apre la strada
alla condivisione, al sostegno reciproco, alla solidarietà.
Ogni persona lotta per raggiungere degli
obiettivi insieme ad altre persone, insieme all'allenatore ed alla squadra ma
anche insieme agli avversari!. Quanto più forte, energico e competitivo è
l'antagonista, tanto più grande sarà un eventuale successo ed indimenticabile
una meta raggiunta con
lealtà.
Nel lavoro con i bambini
in età scolare e con gli adolescenti è facile costatare come i processi
comunicativi e relazionali abbiano già prodotto caratteristiche di personalità
evidenti riferibili al livello di autostima, di forza, di equilibrio interiore.
Sappiamo però che essi non
hanno ultimato il loro processo di formazione e ciò li rende ancora permeabili
ai messaggi di accettazione, di stima e di amore e vulnerabili a quelli di
sfiducia e di conferma.
I bambini ed i ragazzi
hanno bisogno di persone adulte che consentano loro di prendere consapevolezza
delle proprie caratteristiche e capacità, , di costruirsi un concetto di sé
positivo e duraturo e di interagire in modo efficace con i coetanei.
Una vittoria non deve
incrementare l'aspettativa narcisistica di essere sempre vincenti, così come
una sconfitta non deve generare un senso di fallimento personale ma
bisogna riconoscere ed apprezzare un
buon risultato anche se il figlio non è salito sul podio ma ha dato il meglio
di sé.
Nella pratica sportiva
agonistica la vittoria è certamente un evento esaltante che gratifica l'atleta
e la squadra, che infonde entusiasmo e gioia, che ripaga i sacrifici e
l'impegno dell'allenamento, che rinforza l'autostima del singolo e del gruppo.
Il bisogno di vincere però
non è un bisogno spontaneo del bambino o dell'adolescente: in genere essi hanno
la necessità di sentirsi riconosciuti e valorizzati in quanto individui capaci
di conseguire dei risultati. Per loro il successo non è collegato con la
vittoria in sé poiché, anche il solo fatto di aver superato un limite
personale, offre una grande soddisfazione. La
vittoria pertanto non è un
obiettivo prioritario dei giovani atleti almeno fino a quando qualcuno non dice
loro che devono vincere. I ragazzi che hanno alle spalle genitori ed allenatori che desiderano
la vittoria a tutti i costi sono costretti a perseguirla per trovare risposta
ai loro bisogni di sicurezza, di stima e di approvazione. Se essa sfuggirà
loro, subiranno una ferita sul piano personale cominciando a temere di essere
atleti, e poi persone, di scarso valore.
DECALOGO PER GENITORI CON FIGLI CHE PRATICANO SPORT
•
Non imporre le tue
aspirazioni a tuo figlio: ricorda che ogni
bambino migliora e progredisce seguendo i suoi tempi, quindi non giudicare i
progressi di tuo figlio confrontandolo con le prestazioni di altri atleti o con
le tue aspettative.
•
Sii di supporto a
tuo figlio: c’è solo una domanda che devi porre a
tuo figlio a fine allenamento o a fine gara: “Ti sei divertito?”; poiché se non
si diverte non sarà motivato a partecipare.
•
Non cercare di
sostituirti all’allenatore: il tuo lavoro è
quello di dare amore incondizionato e supporto. Dì a tuo figlio quanto sei
fiero di lui e lascia la parte tecnica all’allenatore.
•
Stima l’allenatore
di tuo figlio: il legame fra l’allenatore e l’atleta è
speciale e contribuisce al successo e al divertimento del tuo bambino, quindi
non criticare l’allenatore in sua presenza, perché lo ferirà.
•
Non criticare gli
accompagnatori: se non sei interessato o non hai il
tempo per aiutare lo staff come volontario, non criticare chi sta facendo tutto
il possibile per dare una mano.
•
Dì solo cose
positive durante le gare: devi essere
incoraggiante e non criticare mai tuo figlio o il suo allenatore, perché
entrambi sanno se e quando hanno commesso errori.
•
Riconosci e
rispetta le paure di tuo figlio: la prima
gara può essere una situazione molto stressante ed è normale che il tuo bambino
sia spaventato. Non sgridarlo e non sminuire i suoi sentimenti, assicuralo che
l’allenatore non lo avrebbe fatto partecipare, se non lo ritenesse in grado.
Ricordati anche che la maggior parte delle sue paure sono quelle che tu gli
trasmetti.
•
Sii leale e di
supporto alla squadra: non è saggio
continuare a spostare il bambino da una squadra all’altra, ogni team ha i suoi
problemi, anche quelli in cui crescono campioni.
•
Tuo figlio non deve
avere come unico obiettivo quello di vincere: i
campioni sono quelli che hanno saputo concentrarsi sull’allenamento, più che
sul risultato.
•
Non aspettarti che
tuo figlio diventi un atleta olimpico: pensa a
quanti atleti che praticano lo sport di tuo figlio ci sono in Italia, e a
quanti posti sono disponibili ogni 4 anni: le possibilità reali che tuo figlio
diventi un atleta olimpico sono lo 0,00…%. Fare sport è molto più delle
Olimpiadi, aiuta a crescere persone oneste e civili, proprio come tu vorresti
tuo figlio, quindi sii contento anche solo del fatto che voglia cimentarsi
nello sport.
Carta dei diritti dei giovani che praticano sport"
•
Diritto a praticare lo sport e a sceglierlo liberamente.
•
Diritto ad essere rispettati come persone e come atleti.
•
Diritto a vivere una valida esperienza educativa.
•
Diritto ad esprimere la propria personalità e le proprie doti e
caratteristiche.
•
Diritto ad un ambiente che tutela la salute fisica, psicologica e sociale.
•
Diritto a comprendere e a partecipare al progetto di formazione sportiva.
•
Diritto ad avere relazioni interpersonali positive.
•
Diritto a divertirsi.
•
Diritto a crescere e a migliorare le proprie prestazioni.
•
Diritto a competere, a vincere, a perdere.
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