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giovedì 15 settembre 2011

Alcol: quando una birra diventa anche un marchio di moda



Cari amici,
dopo articoli, campagne contro l'alcol... un pomeriggio in studio arrivano per la visita di controllo due ragazzi, che nemmeno si conoscevano tra loro, vestiti "alla moda"..
Non potevo non notare le magliette...
Alberto Ferrando

1 commento:

  1. Su questo tema consiglio vivamente la lettura di "Consumati - da cittadini a clienti" di Benjamin Barber. Vi si spiega in modo illuminante il processo con cui le major industriali, tramite la pubblicità, stiano puntando a manipolare anzitutto i bambini per indurre gli adulti al consumo, con un meccanismo di "adultizzazione" del bambino e "infantilizzazione" dell'adulto.
    Due esempi: possibile che per pubblicizzare una piattaforma di videogame (la Wii) si mostrino degli adulti intenti a divertirsi? Possibile che per pubblicizzare una carta igienica (Carta Camomilla) si debbano utilizzare formichine in cartone animato?
    Nulla è casuale. Il genitore adulto si sentirà legittimato a giocare ai videogame, così "avvicinandosi" al figlio, e perdendo la sua funzione, che è anche di "autorità di controllo". Un'autorità che i pubblicitari sono impegnati a disinnescare.
    D'altro canto, al supermercato il bambino chiederà di comprare la carta igienica delle formichine, e il genitore, per accontentarlo, accondiscenderà.
    Parte di questi meccanismi è la trasformazione di un marchio in un segno d'appartenenza. Così esiste il "popolo Nike", il "popolo Pepsi", il "popolo Carlsberg", e così via. Tutti agganciati alle mode giovanili.
    Un libro che dovrebbe leggere chiunque ambisca a diventare genitore.

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