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martedì 13 settembre 2016

SUPERPIDOCCHI RESISTENTI ALLE TERAPIE FARMACOLOGICHE (resistenza legata al troppo uso anche in prevenzione)

SUPERPIDOCCHI RESISTENTI ALLE TERAPIE FARMACOLOGICHE
(resistenza legata al troppo uso anche in prevenzione)
I pidocchi non ci hanno lasciato neanche d’estate e ora con l’apertura delle scuole assisteremo ad altre epidemie.
Anche perchè  i parassiti stanno diventando sempre meno sensibili ai farmaci che li combattono. Una ricerca condotta negli Stati Uniti da Ellen Koch, dermatologa dell’Università di Pittsburgh, insieme a Bernad Cohen dell’Università John Hopkins di Baltimora pubblicata sulla rivista Paediatric Dermatology parlano chiaramente di superpidocchi (superlice) capaci di continuare a riprodursi in quanto resistenti alla maggior parte di cure.
Trovate qui quanto consiglio nel libro “Come crescere mio figlio” (https://www.amazon.it/crescere-figlio-genitori-risposte-pediatra/dp/886895107X/ref=zg_bs_5329313031_3 )  ma, intanto alcuni consigli:

“Negli ultimi anni sono aumentati i casi di pidocchi nella popolazione infantile che colpiscono soprattutto i bambini che vivono in comunità (nidi, asili e scuole). L’infestazione (si parla di infezione solo nelle malattie infettive, per i parassiti come il pidocchio, di infestazione) predilige l’età tra i 5 e gli 11 anni (ma nessuna età è risparmiata), entrambi i sessi, i capelli folti più che lunghi (quindi non serve a niente tagliare a zero i capelli come una volta veniva fatto) e puliti. Molti pensano subito al binomio “pidocchio = sporcizia”, invece questi “cari” animaletti adorano i capelli puliti e profumati. Dobbiamo subito dire a tutti che al giorno d’oggi, “prendere i pidocchi” non rappresenta un segnale di scarsa igiene personale e familiare, né tanto meno di sporcizia e di povertà (anche se fra gli adulti sembrano più colpiti quelli con scarsa igiene personale).
È importante, quando avvengono dei casi di pediculosi, applicare norme comuni di comportamento al fine di evitare la diffusione nella comunità e nelle famiglie così come le altrimenti frequenti reinfestazioni.
Innanzitutto la trasmissione avviene per contatto diretto con i capelli infestati e con pettini, spazzole, cappelli o altri effetti personali (pensate a tutte le sciarpe e cappotti messi insieme in luoghi comuni). Ricordate comunque che il pidocchio non salta e non vola!

Vediamo di conoscere un po’ di più questo animale di (non desiderata) compagnia. Il pidocchio vive da 1 a 2 mesi e si nutre esclusivamente di sangue umano, per cui deve soggiornare vicino ai capelli anche perché “sta bene” (soffre il freddo) con una temperatura di 35-37 ° C. Lontano dal corpo umano sopravvive per un tempo massimo di 10 giorni (da ricordare) e in media 2-3 giorni. Le femmine depositano le uova (da 4 a 6 al dì per un totale di 250-300 per femmina) che vengono fissate alla radice dei capelli a pochi millimetri dalla pelle.
Se si riscontrano lendini (uova) oltre i 7 mm possiamo essere certi che si tratta di un guscio vuoto o che la lendine è morta (il “pidocchino”, detto ninfa, esce dall’uovo dopo circa 10 giorni e la crescita del capello è in media di 0,4 cm al dì).
Anche i famosi CDC (Center for Disease Control) di Atlanta, USA, hanno stabilito che la diagnosi può essere fatta quando la maggior parte delle uova sono a meno di 6,5 mm dal cuoio capelluto (www.cdc.gov/ ncidod/ dpd/ parasites/ lice/ default.htm). Addirittura per alcuni la diagnosi si può porre solo quando si riesce a trovare un pidocchio vivo, che si muove.
Sintomi e diagnosi
Il primo sintomo è rappresentato dal prurito, variabile molto da persona a persona, inizialmente alla nuca e dietro le orecchie. Al prurito segue il trattamento con conseguenti “lesioni da trattamento” cioè ferite che possono complicarsi con infezioni che causano dolore e ingrossamento dei linfonodi del cuoio capelluto e della nuca. L’ispezione con una forte sorgente luminosa consente di visualizzare le lendini alla radice dei capelli e, solo più raramente, il pidocchio vivo. Le lendini sono piccoli elementi del diametro di 0,3 per 0,8 mm, di forma ovoidale, di colore biancastro-giallastro, attaccate a un capello. Il pidocchio ha una forma allungata, un colorito bianco-grigiastro, è lungo da 1 a 4 mm e rimane fisso ai capelli.

Trattamento
Quando in una famiglia si fa diagnosi di pediculosi della testa, vanno esaminati accuratamente tutti i componenti. Temperature superiori a 53,5 ° C mantenute per 5 minuti sono letali per uova e pidocchi. Spazzole e pettini possono essere lavati con un pediculocida o in acqua calda. Anche il lavaggio a secco è efficace.
Per oggetti non usati da qualche giorno non è necessario procedere ad alcun trattamento: nel dubbio è sufficiente conservare oggetti, cappelli e vestiti per 10 giorni in un sacco di plastica.
Per eliminare definitivamente i pidocchi è necessario eliminare tutti i pidocchi e tutte le lendini; in ogni caso, prima di intraprendere una qualsiasi terapia, consultate il vostro pediatra e ricordate che, purtroppo, non esiste nessuna terapia che sia efficace al 100%. Dopo il trattamento e l’uso di uno shampoo neutro, i capelli debbono essere pettinati con un pettine fitto allo scopo di rimuovere le lendini. La completa rimozione delle lendini dipende dalla struttura del pettine, dalla durata, dalla tecnica e dalla precisione del suo uso.
L’impiego di soluzioni di acqua e aceto rende più facile l’asportazione delle lendini.
La rimozione locale con pettine fitto da parte dei genitori è un’alternativa agli insetticidi, che non sono raccomandati nei bambini in età inferiore ai 2 anni.
Il pettine fitto deve essere usato sui capelli bagnati per almeno 15-20 minuti e il trattamento va ripetuto ogni 3-4 giorni per varie settimane. Tutti i vestiti, la biancheria personale, i lenzuoli e le federe debbono essere lavati in lavatrice.
Altri oggetti (spazzole, pettini, cuscini, materassi) e animali da casa debbono essere trattati con insetticidi in polvere.
Non bisogna assolutamente effettuare terapia se il bambino non ha i pidocchi, in quanto tutti i farmaci, anche i più recenti, possono dare degli effetti collaterali o scatenare reazioni allergiche.
La gravità aumenta quando, incautamente, si ripete il trattamento in modo continuativo o comunque ravvicinato.
Nessun farmaco va usato per la prevenzione.
L’unica prevenzione è l’esame della testa. Tutti i farmaci hanno una, seppure minima, tossicità.
Anche l’uso protratto che alcuni genitori fanno, spontaneamente o consigliati da qualche “esperto”, può essere pericoloso per il bambino. Non esistono studi su terapie alternative: erbe, oli naturali, petrolio, cherosene ecc.

Questi ultimi sicuramente possono essere causa di avvelenamenti ma non danno garanzie né sull’efficacia né sulla sicurezza.

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